PICCOLE RIFLESSIONI PER UNA CHIESA SENTINELLA
Sulla scia di articoli precedenti, un invito in questo tempo a riflettere sulla Chiesa come sentinella, che attraversa la notte per attenedere l’aurora. Un attesa non passiva ma attiva, che chiede un vero e proprio cammino che questo tempo sembra invitarci a compiere. Si tratta di una breve riflessione condivisa con tutti gli operatori pastorali della Curia della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella, a che punto è la notte?».
La sentinella risponde: «Viene la mattina, e viene anche la notte.
Se volete interrogare, interrogate pure; tornate un’altra volta».
Isaia 21,11-12
Il profeta Isaia ci racconta di una sentinella nel paese di Seir. Quel grido nella notte sono le parole del popolo d’Israele esule a Babilonia che non vede l’ora che la notte lasci spazio alle sicurezze e alle gioie del giorno, che implora Dio di far finire quella lunghissima notte e Isaia annuncia loro, attraverso le parole della sentinella, che Dio mantiene le sue promesse, che bisogna avere pazienza, non arrendersi, tornare a domandare, interrogare Dio ancora, fino a quando il giorno spunterà e la notte sarà finita.
LA SENTINELLA SA CHE IL GIORNO INIZIA DALLA NOTTE
La sentinella parte da una consapevolezza profonda frutto della tradizione ebraica e cristiana: il giorno comincia subito dopo il tramonto del sole, e allo stesso modo l’anno inizia dall’oscurità, come se la luce dovesse essere partorita dopo un lungo e misterioso travaglio. Come la nascita di Gesù che avviene nella notte e la illumina.
È evidente questo quando il sabato andiamo a celebrare la messa pre-festiva, che non è l’ultima messa del giorno ma la prima della domenica. È già domenica anche se il sole non è già sorto, anche se è appena iniziata la notte.
Oggi ci sentiamo di vivere dentro una lunga notte. Pensavamo fosse finita e di pregustare la luce della nuova alba ma ancora tutto è fermo. Ma il giorno è già iniziato. E solo se saremo in grado di entrare dentro questa consapevolezza sarà possibile accogliere la luce attraverso un pensare e un agire nuovo e più fruttuoso. Si tratta di aprire gli occhi nella notte, questo fa la sentinella. Affinare la vista, renderla più acuta.
NON CONTEMPLA I TRAMONTI COME UN PICCOLO PRINCIPE
Il grande scrittore francese Céline nel suo romanzo ‘Viaggio al termine della notte’ scrive: “La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”. Al di là della bella prosa di Céline, noi sappiamo che non è così. Potremmo dire che per noi la vita è una scheggia di notte che si apre alla luce. Noi stessi non siamo esseri viventi che muoiono ma esseri morenti che vanno incontro alla vita.
Una tentazione potrebbe essere quella di accontentarsi dei tramonti. Spesso ci troviamo a contemplare i tramonti, l’atmosfera di silenzio e di pace nel rossastro dell’orizzonte. Più impegnativa l’arte di attendere l’alba.
Il Piccolo Principe insegna: “Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatre’ volte!” E piu’ tardi aggiunse: “Sai… quando si e’ molto tristi si amano i tramonti…”.
Ingeriamo tramonti come ansiolitici. Ci calmano, ci rasserenano, ci fanno dire ‘andrà tutto bene’, ma non è sufficiente. Non limitiamoci ai tramonti, non restiamo a contemplare le rossastre ceneri di un giorno che è finito.
NON RIMPIANGE IL GIORNO PASSATO
La sentinella sa che per giungere il nuovo, deve attraversare la notte: i nostri dubbi, ansie, fatiche, paure.
Non ci sono soluzioni facili. Non è una questione di problem solving, di trovare veloci soluzioni tattiche, un ‘cosa dobbiamo fare’. Questo tempo richiede questa elaborazione della notte o come bene a richiamato Roberto nel suo articolo, una sana elaborazione del lutto pastorale.
ABITA LA NOTTE e LE SUE DOMANDE
Neppure nel testo biblico c’è una risposta che sancisca la fine della notte, ma si può tornare a domandare, e in quel domandare, in quell’atto ci consegniamo a Dio, viviamo la nostra fede come fiducia in un Dio che solo può illuminare ogni notte anche la più buia. Quella domanda ci tiene vivi, non ci fa accomodare, mantiene una tensione spirituale e ci proietta già nella risposta, perché ci fa già gustare l’esperienza della luce, che altrimenti resterebbe fuori dagli infissi della stanza in cui per sicurezza ci potremmo richiudere. Come nello scorrere del tempo, il buio incontrerà la luce, toccandosi e divenendo un tutt’uno, così quella domanda incontrerà la sua risposta, divenendo una cosa sola.
RICONOSCE I SEGNI DELL’AURORA
La sentinella è esperta nel riconoscere i segni. Si allena nel riconoscerli, cogliere quei germogli che non cercano di dare risposte alla situazione ma aprono la persona alla vita, alla realtà tutta in modo nuovo.
Non si limita ad un’analisi della situazione. A teorie o interpretazioni, critiche o supposizioni. È in attesa di segni, di un avvento e non di un evento.