RUMINATIO SINODALE – 22– PRENDERE LA PAROLA
Ventiduesima ruminatio sinodale sul terzo tema del Sinodo universale: prendere la parola.
È un modo di comunicare con gli altri all’altezza della vita! Non poggia su un tentativo di ammaliamento di una persona, su una passeggera nebbia di illusione, oppure su un momentaneo tornaconto. È una sfida non da poco quella di mettere in gioco il coraggio di guardare e di chiamare le cose con il loro vero nome, cioè per quello che esse sono dentro e non per ciò che appaiono esteriormente; rivalutando con franchezza il significato che esse hanno nella vita di tutti e smascherando la superficialità di cose e situazioni di ogni giorno che, alla fine, non servono poi molto nella vita.
Prendere la parola si avvicina molto al valore di un atto di cura di se stessi e del vissuto più profondo degli altri. Si tratta anzitutto di ascoltare con l’affabilità del cuore e un dire poi quel qualcosa di unico e di sanante che aiuta ciascuno a riprendere fiato, a guardare al suo percorso di vita con maggiore senso di sincerità, di concretezza, di fiducia e di speranza.
Non è da tutti parlare con coraggio e con franchezza, perché non è da tutti usare parole potenti tali da fare rivivere una persona dopo l’altra. In gioco entra un di più di cuore, di mente e di volontà nello stare accanto, nel tendere la propria mano, un atteggiamento di positività e di vicinanza che è solo di pochi. Del resto, dentro un istante di dialogo sincero con l’altra persona che senso avrebbe prendere la parola se non per lasciarle in dono quel qualcosa di consolante, di fraternamente vitale, di rigenerante che già è alla radice del nostro essere persone capaci di parole di vita e di cuore?
E se l’altra persona avrà accolto il coraggio e la franchezza delle nostre parole, ecco il guadagno di un amico, di una sorella, di un fratello, di una persona ora riconoscente per il bene e per l’aiuto ricevuto per scoprire e per fare sua la bellezza di un incontro fecondo tra persone.
Buona settimana