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ANDARE OLTRE

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ABITARE LA CULTURA DIGITALE: UNA OPPORTUNITA’ EVANGELICA PER ANDARE “OLTRE I CONFINI”

Ringraziando la rivista Missione Maria delle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe, pubblichiamo un nostro piccolo contributo sul tema della comunicazione digitale. Buona lettura!

Nella Relazione di Sintesi della recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi c’è una parte dedicata alle esperienze missionarie di evangelizzazione intitolata: ‘Missionari nell’ambiente digitale’. Vorrei soffermarmi su un passaggio della Relazione contenuto in questa parte, non tanto come esperto di ambito digitale quanto come osservatore delle dinamiche pastorali che la Chiesa sta sperimentando in questo tempo.

Nella sezione ‘convergenze’ della parte richiamata la Relazione di Sintesi esprime alcune acquisizioni significative: la cultura digitale rappresenta non solo un ambito di missione, quanto una dimensione della testimonianza ecclesiale nell’attuale cultura; il digitale modifica i processi di apprendimento e la percezione della realtà della persona; la cultura digitale va abitata e compresa dalla pastorale ed è ricca di potenzialità in prospettiva evangelica.

Nella sezione ‘questioni da affrontare’ si legge: “le iniziative apostoliche online hanno una portata e un raggio d’azione che si estende oltre i confini territoriali tradizionalmente intesi. Questo solleva importanti quesiti su come possano essere regolamentate e a quale autorità ecclesiastica competa la vigilanza”. E fa seguire la domanda: “in un mondo sempre più digitale, come evitare di rimanere prigionieri della logica della conservazione e liberare invece energie per nuove forme di esercizio della missione?”.

Mi sembra che la via per ricercare nuove possibilità di crescita per l’azione evangelizzatrice, su cui la domanda pone un interrogativo, si possa ritrovare nei presupposti di quanto precede. Perché c’è l’esigenza di mettere sul tavolo delle ‘questioni da affrontare’ la regolamentazione delle iniziative apostoliche online e la loro vigilanza da parte dell’autorità ecclesiale?

Credo che il presupposto stia nell’abituale approccio alla cultura e alla realtà, che la pastorale ha ereditato dai tempi passati, determinato dalla ricerca di ‘stabilità’ e ‘controllo’ proprie di un’istituzione che intende auto-preservarsi. La Chiesa oggi deve preservare le sue forme di azione pastorale?

Oggi ci sono nuove opportunità di evangelizzazione, al di fuori dagli abituali confini e delle forme pastorali collaudate. La Chiesa deve uscire dai suoi abituali limiti pastorali e abituarsi ad un approccio sperimentale che la porti ad ‘andare oltre’, consapevole di un’opera dello Spirito che precede in altri luoghi. Abitare la cultura digitale come luogo di evangelizzazione con libertà e creatività diviene occasione preziosa oggi per allenarsi ad ‘andare oltre’ e disporsi a scoprire nuove opportunità che lo Spirito sta suscitando.