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NON TRATTENERMI

Angelico,_noli_me_tangere
Tempo di lettura: 3 minuti

LASCIARE ANDARE PER RICONOSCERE LA PASQUA

Con questo articolo, insieme a Sergio, Stefano e Roberto, facciamo a tutti gli auguri per una Santa Pasqua. Una Pasqua che chiama ad un non ritorno, a un non voltarsi indietro, a un non trattenersi nella nostalgia del sepolcro vuoto.

“Noli me tangere”. Non toccarmi. Non trattenermi… Maria Maddalena.

È il primo giorno della settimana. È mattino, ma ancora il cielo è striato di tenebre. È già Pasqua. È già il nuovo giorno. Eppure incombe il passato. Il Venerdì Santo. Cruda realtà, cruda perdita. E l’assenza di Gesù: perdita definitiva. Nessuna speranza. Occhi vellutati dal pianto.

Lei cercava un cadavere. Anche questo le è stato tolto. Disperazione.

Nei cammini di conversione pastorale, qui è la fatica più grande. Il passato che fissa il nostro sguardo sul vuoto. L’incapacità di voltarsi oltre, lasciare andare. Ascolti di sofferenza, storie di lapidazioni e crocifissioni.

Non voltarti. Non divenire statua di sale. Non pietrificarti. Non voltarti alla Pasqua. Passare per la croce, per il buio del sepolcro chiuso, è terrificante ma salvifico.

Gesù risorto non è riconosciuto. Si cerca colui che si è perduto e non colui che è divenuto. Eppure è proprio lì davanti, ma non siamo in grado di vederlo a causa delle nostre proiezioni ideologiche, messe in atto per coprire il vuoto lasciato dalla morte. Dalla morte di una forma di Chiesa che non vogliamo vedere. E anche noi, se un attimo prima abbiamo promesso di morire con Lui, poi lo rinneghiamo. Ci proteggiamo. Ci voltiamo indietro. Statue di sale. Non basta uscire dalla città, moglie di Lot, per salvarsi. Occorre “non guardare indietro” per non ripetere copioni non più corrispondenti alla vita; “non fermarsi in alcun luogo di pianura”, dove l’ingannevole e il rassicurante ristagna… ma “cercare scampo sul monte”, in alto, laddove il corpo di Gesù è ora pronto ad ascendere.

È doloroso non voltarsi. Il richiamo è forte. Sirene tatuate sulla pelle della nostra memoria. Un ricordo che fa male. Vuoto da colmare. Vertigine da cui sottrarsi. Bocca spalancata del sepolcro vuoto.

È lungo il processo di liberazione, chiede tempo, ripetizioni. Immergersi sette volte nel Giordano. Ripetere il gesto ben due volte per guarire il cieco di Betsaida.

Perdere le sicurezze.

“Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre”. Circoncisione simbolica. Atto paterno liberatorio.

Non avere dove poggiare il capo, lasciare che i morti seppelliscano i morti. Non voltarti indietro. Non volgere il tuo sguardo quando metti mano all’aratro. C’è un non ritorno che custodisce la Pasqua. Bisogna aver già fatto i conti con il proprio passato per morire e risorgere. “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.

Non si cambia perché si vuole ma perché ci si lascia cambiare. Seguimi.

Maria di Magdala piange. “Donna perché piangi?”. È la domanda che possiamo rivolgere a noi stessi. “Chiesa, perché piangi? Chi cerchi?”. Cerchi un morto? O cerchi l’irriconoscibile? Al sentire pronunciato il suo nome Maria volge lo sguardo al futuro. Riconoscere la voce del non più riconoscibile. Un riconoscimento non nella forma ma nel suono della voce. È la voce del pastore. È la voce che il mio intimo, la mia memoria creaturale sa riconoscere. Da qui rinasce il desiderio che slancia, ma che viene interrotto.

Non trattenermi. Ora vai ad annunciare ciò che hai visto e che non puoi mostrare. Altrimenti trasformerai il nuovo in statua di sale. Lo addomesticherai nella nostalgia che ancora segna le tue guance.

“L’amore e la verità toccano respingendo” (Nancy). L’amore e la verità necessitano di uno spazio, di un’intercapedine dove non poter essere presi, posseduti, congelati, ideologizzati. Di un intersizio aperto, aereoso tra i corpi. Essere tra, con-essere. Manifestazione del Regno.

Che sia una Pasqua dove trattenersi e non trattenere. Spossessarsi delle sicurezze. Depotenziare le forme.

Lasciami, non trattenermi

Lasciami, non trattenermi
nella tua memoria
era scritto nel testamento
ed era un golfo
di beatitudine nel nulla
                     o un paradiso
di luce e vita aperta
senza croce di esistenza
che sorgeva dalle carte
ammuffite nello scrigno.
E lei non ne fu offesa,
le nascevano, né sentì prima rimorso
e poi letizia, impensate latitudini
nelle profondità del desiderio,
ecco, la trascinava
una celestiale oltremisura
fuori di quella ministoria, oh grazia.
Si scioglievano
l’uno dall’altro i due
e ogni altro compresente,
si perdevano sì,
                             però si ritrovavano
perduti nell’infinito della perdita −
era quello il sogno umano
della pura assolutezza.

Mario Luzi

da “Lasciami, non trattenermi. Poesie ultime”, Garzanti, 2009