RUMINATIO SINODALE – 28 PRENDERE LA PAROLA
Ventottesima ruminatio sinodale sul terzo tema del Sinodo universale: prendere la parola.
La dimensione virtuale della propria storia personale è fatta anche di Facebook, Instagram, WhatsApp, TikTok e di molti altri social ancora. Non è pura fantasia, ma un luogo concreto dove tantissimi scelgono di vivere con più o meno qualità le loro relazione personali con gli altri. Certo, manca la fisicità, il contatto materiale con l’altra persona, il gioco di squadra dei cinque sensi naturali…, ma sui social di cinque ne mancano sempre tre, proprio quelli più intimi: l’olfatto, il tatto e il gusto. Pazienza?
Sui social tutto passa dietro la protezione di un sottile vetro da proteggere a sua volta; e basta lo scorrere di un dito, di solito l’indice, perché ogni cosa compaia per la prima volta o ritorni ancora ai nostri occhi, oppure sparisca per un po’ dal nostro sguardo. Immagini, messaggi scritti e vocali, foto di volti, di eventi e di cose che la memoria virtuale riporta in agenda al giorno in corso… Dietro un fragile schermo tutto può esserci per un istante, così come tutto può essere lasciato al suo viaggio.
Ma i social sono i luoghi che scegliamo di abitare con tutta la nostra vita, interiore ed esteriore, con il racconto delle storie di quanto è già stato e dei desideri che potrebbero realizzarsi oggi o domani, basta che…
Non solo raccontiamo noi stessi, ma impariamo anche a sapere e a conoscere qualcosa della vita degli altri: quello che viene postato pubblicamente, certo, ma anche ciò che andremo poi a interpretare noi delle tante storie incrociate. Ci troviamo al centro di una piazza dalle mille vetrine, una per ciascuno dei contatti che sono stati chiesti o accettati, dentro un originale gruppo di «amici».
Tante esperienze personali ci dicono che i social non sono più un gioco dai mille effetti speciali, ma la vita di chi con tutta la sua pelle ci naviga dentro. E a questo punto la cosa diventa ancora più delicata.