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Liberate Gaudium

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Tempo di lettura: 5 minuti

COME LIBERARE IL CAMBIAMENTO PASTORALE

Ad inizio ottobre come team avevamo condiviso una riflessione dal titolo ‘In quello stesso giorno… Liberare il cambiamento pastorale’, consegnando alcune porte da attraversare per una ripartenza pastorale fruttuosa. Siamo tornati su quella riflessione anche alla luce di una situazione pastorale che al tempo non ci si aspettava. Quindi rilanciamo, all’inizioo di questo Avvento un piccolo manifesto per non restare alla porta, ma avere il coraggio di Maria e Giuseppe di saper lasciare per accogliere il nuovo.

Il Centro Studi Missione Emmaus sta affiancando uffici e centri pastorali, curie, presbiteri, unità e comunità pastorali nel lavoro pastorale di discernimento e ripartenza: tutte realtà ecclesiali accomunate dall’avere più domande che risposte, proprio come i due di Emmaus, accettando di interrogarsi e farsi interrogare per avviare un percorso di cambiamento.

Analogamente a quanto accade ai discepoli di Emmaus, ‘liberare il cambiamento pastorale’ comporta di operare tre passaggi, tre azioni che traducono concretamente e rendono visibile il processo di rinnovamento proposto:

– la presa di consapevolezza di quanto accaduto, attraverso la rielaborazione narrativa delle esperienze pastorali attraversate, per aprirsi ad un nuovo sguardo e ad un positivo distacco (elaborazione della perdita di quanto ormai ‘morto’); è il primo atto di discernimento ed è utile per liberarsi dai fantasmi: modelli e precomprensioni che ci abitano e ci agitano se non sappiamo prendere da loro il giusto commiato;

– l’elaborazione di una nuova visione pastorale, attraverso un discernimento in forme sinodali, ovvero una rilettura e ri-connessione sapienziale dei fatti/esperienze pastorali vissuti, che porti a definire nuove priorità, scelte, decisioni: secondo passo di un discernimento è distinguere, dividere e dare un nome alle cose per liberare una nuova via da percorrere;

– l’avvio di nuove prassi pastorali, in forma sperimentale, da intendersi come ‘segni’ tangibili del cambiamento immaginato, riguardanti tanto i contenuti (programmi) quanto le modalità di lavoro (processi) che sappiano migliorare le relazioni tra le diverse parti del corpo ecclesiale: è il terzo passaggio, in quanto il discernimento avviene anche nel verificare le azioni nuove che si sperimentano liberandosi dalle false sicurezze, dalla tentazione del controllo e dalla pretesa di sistematicità.

Presentiamo 8 possibili porte da attraversare, non per entrare ma per uscire da ‘Gerusalemme’, spalancare i nostri ‘cenacoli’, che aprono ad altrettanti percorsi di rinnovata libertà pastorale.

‘Segni concreti’ da attivare per ‘liberare il cambiamento’, nella direzione di un affidamento sincero allo Spirito operante anche in questo tempo.  

8 porte da attraversare verso una PASTORALE ANTIFRAGILE

Il tema della pastorale antifragile è stato introdotto e illustrato dal Centro Studi Missione Emmaus nel testo

Andrà tutto nuovo. Verso una pastorale antifragile, Edizioni Tau, 2020.

Attraverso otto porte vogliamo esprimere – in chiave più narrativa che esplicativa e sistematica – una visione di Chiesa in linea con l’approccio antifragile per orientare il cambiamento in termini di liberazione.

LIBERATE GAUDIUM

Papa Francesco ci ha consegnato la sua visione di Chiesa in Evangelii Gaudium, un sogno che rimetteva al centro dell’annuncio un agire missionario, in uscita, come fonte della gioia. Sulla scia del Magistero ci piace richiamare il tema della gioia che si può sperimentare in un agire libero e liberante.

La libertà non è tanto ‘da’, nel lasciare qualcosa in quanto tale, ma si tratta di una libertà ‘per’ e di una libertà ‘con’, nel generare e sperimentare insieme una novità sapiente e opportuna oggi per l’evangelizzazione.

Sempre richiamando Evangelii Gaudium, il cambiamento si esprime dentro delle tensioni. Le tensioni generano movimento, stabiliscono alla luce dei segni dei tempi un maggiore peso su un polo o dimensione rispetto ad un altro. Non negano una delle parti ma riconoscono che l’altra è più utile e importante oggi per poter purificare e valorizzare anche la prima.

IL PERCHE’ E’ PIU’ IMPORTANTE DEL COSA

USCIRE da una ‘sterilità pastorale’ e un immobilismo fermo sui modelli del passato

PER LASCIARE il ‘si è sempre fatto così’, il ripetere e conservare prassi non più efficaci

VERSO un sogno condiviso, definendo in chiave sinodale una visione, dei criteri pastorali, delle priorità su cui impegnarsi

LA NARRAZIONE PREVALE SULLA SISTEMATICITA’

PER USCIRE da una comunicazione fredda, moralistica e dottrinale

PER LASCIARE la tentazione di spiegare tutto, la pretesa della sistematicità, la volontà di completezza enciclopedica

VERSO una dimensione narrativa dell’annuncio, che risuoni nell’esperienza vitale, l’uso di parole che abbiano sapore, significative e connesse alla realtà, alla ferialità delle persone

LA PROSSIMITA’ E’ SUPERIORE AGLI INCARICHI

USCIRE dai luoghi comuni che ostacolano la vita delle comunità

PER LASCIARE l’ansia di cercare persone per svolgere servizi, evitare i conflitti, tenere tutto in ordine e programmato

VERSO il primato della relazione con le persone, il riconoscimento dei loro talenti, la cura e l’accompagnamento, un ingaggio vero a partire da un sogno condiviso, le relazioni fraterne oltre la divisione per ambiti e specializzazioni

L’ORIZZONTALITA’ PREVALE SULLA VERTICALITA’

USCIRE da forme organizzative basate sulla stabilità e il controllo, la centralità clericale o di alcune figure accentratici

PER LASCIARE la pesantezza di strutture complicate, che ostacolano il dinamismo dell’evangelizzazione, modalità progettuali e agende che tolgono respiro alla vita, l’eccessiva programmazione e moltiplicazione di organismi

VERSO una pastorale maggiormente integrata dentro una nuova spinta missionaria, con forme organizzative non solo decisionali ma di discernimento e cura e, attivanti esperienze che si decentrino dal centro e arrivino ad animare le periferie delle comunità

LA CORRESPONSABILITÀ MINISTERIALE SUPERA LA COLLABORAZIONE

USCIRE da attese, aspettative e ruoli che non sono più significativi

PER LASCIARE abitudini e prassi che ostacolano la grazia vivificante del Battesimo, la dimensione gerarchica di sola collaborazione, una deriva culturale clericale sia tra ordinati e laici

VERSO scoprire, valorizzare e coltivare il proprio talento al servizio della comunità, creare nuove forme di guida comunitaria, nuove ministerialità comunionali, generare forme di reale corresponsabilità e leadership

L’EMPATIA DIGITALE PRECEDE L’INFORMAZIONE

USCIRE da una comunicazione unidirezionale e trasmissiva e spesso solo istituzionale che attende l’altro senza andargli incontro o stimolarlo

PER LASCIARE un approccio rigido, non accogliente nella comunicazione sociale e digitale, informativa e tecnica, fredda e distante, che attende senza incontrare

VERSO una comunicazione digitale e istituzionale che prende in carico le relazioni, in grado di farsi prossima tramite nuovi paradigmi comunicativi, capace di chiedere e non solo affermare

I PROCESSI PREVALGONO SUI PROGETTI

USCIRE dalla frenesia del ‘fare’ e da una logica funzionale, basata sulla padronanza, che risponde ad un bisogno a volte indotto dai modelli in atto

LASCIARE progetti, appuntamenti ed eventi non più capaci di evangelizzare, misurati sui numeri e la quantità, rispondenti agli appetiti del momento

VERSO una logica di ‘processo’, basata sulla fiduciosa leggerezza del sapersi lasciarsi andare, dove ci si prende cura dei passi che si compiono prima dei risultati da misurare, si opera in chiave sperimentale senza l’ansia di aver subito chiaro tutto

LA BELLEZZA E’ SUPERIORE ALL’ANSIA DEL FARE

USCIRE da ciò che non scalda il cuore, non illumina la mente, non sostiene la volontà

LASCIARE un apostolato che ha perso la sua radice nel discepolato, incontri e formazioni di solo carattere dottrinale ed esegetico volti al sapere

VERSO la riscoperta nell’ordinarietà e nella semplicità della bellezza del Vangelo, il rimettere al centro la tensione spirituale e la crescita spirituale dei singoli, per porre al centro il sàpere oltre al sapère.