RUMINATIO SINODALE – 068
Tema: I CRITERI ECUMENICI
È quello che percepiamo nel profondo dei nostri respiri quando pensiamo alla rete delle relazioni, dei legami affettivi, delle collaborazioni professionali e delle amicizie di tutta una vita. Alla conta di tutto quello che ci ha attraversato ieri, e che resta ancora vivo e pulsante dentro di noi oggi, ricordi e pensieri, emozioni calde o fredde che siano, ansie e desideri, tutto la memoria riconduce a volti e a nomi, a esperienze passate, a tratti di percorsi affrontati in compagnia di qualcuno e, capita molto spesso, anche in solitudine. Alla fine, qualcosa non torna, qualcuno non c’è più, e certe assenze creano mancanza e vuoto nel mondo interiore di ciascuno.
Come capita naturalmente all’interno del tessuto delle relazioni umane, così anche tra le diverse Comunità cristiane, alcuni giocano a imporre le loro assenze, la scelta del loro voluto non essere lì, presenti, di fronte e accanto. Sottrarre il proprio al volto delle altre persone è un po’ perdere l’occasione unica nella vita di costruire, anche grazie al proprio contributo, una storia, una rete di umanità, il tessuto di una Chiesa molto più grande rispetto alle misure della propria comunità, sempre più piccola di fronte alla grandezza della realtà.
Ci possiamo lasciar prendere dalla tentazione di costruirci ciascuno un “cristo a misura” e guardarlo e ammirarlo, e contemplarlo a proprio piacimento. Ma “tanti cristi” non sono mai Uno, quello oggettivamente unico. Frammentare l’Amore provoca quello strabismo di Chiese che vanno poi a giocarsi lungo sentieri divergenti e, a ogni passo, sempre più abitate dalla mancanza dell’unità, degli altri; un continuo sviluppare il senso della mancanza, perché si tocca con mano il proprio non arrivare all’incontro di tutti nella verità dell’amore.
A volte le persone e le cose importanti le perdiamo mentre ci dedichiamo a sentieri di auto-referenzialità, alla sciocchezza delle nostre misure, quando diamo il primo posto alle nostre idee, di singoli e di comunità, senza fare attenzione che un niente alla volta ci porta a imboccare sentieri l’uno sempre più divergente dall’altro. Non bastano occhi carichi di nostalgie per ritrovare dentro di sé il senso e la motivazione profonda del valore del cuore. Tra credenti, le peggiori ansie nascono dal tradirsi reciprocamente, e questo proprio nel momento in cui a tutti viene chiesto il coraggio dell’amore. Il ritornello – ut unum sint (affinché siano una cosa sola) – è continuo, per ripetere a se stessi e per non dimenticarci l’un l’altro che, se non siamo unità, siamo mancanza.