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Stare in casa

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Tempo di lettura: 5 minuti

UNA SOSTA CARICA DI SENSO

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Ringraziamo don Pietro Adani, vicario della Pastorale della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, per aver condiviso questa riflessione. L’articolo mette in evidenza la grande opportunità di riscoperta di senso di tante pratiche, parole, gesti, luoghi che hanno un po’ perso nella routine e nella fuga dall’entrare dentro di sé. Accompagnandoci così dal presente vissuto al vissuto del presente.

Sono giorni intensi, nell’aria si respira un progressivo senso di spaesamento, di resa. Si rimandano molte attività; si accede ai media per vedere se arrivano notizie confortanti nella speranza che quello che sta accadendo stia per finire e si possa dimenticare al più presto. Ci sono molte restrizioni, ma noi siamo ancora abituati a ritenerci un’eccezione, e ancora ci autorizziamo comunque ad uscire per fare un giro, per trovarci insieme come sempre. All’inizio ci è parso di poter affrontare la cosa come se fosse una vacanza in più, temporanea, grave, ma non poi così tanto. Siamo stati attraversati dal pensiero che fosse una esagerazione.  Poi, col passare dei giorni e con urgenza, abbiamo preso coscienza di essere dentro ad una epidemia che sempre più ha iniziato ad abitare i nostri pensieri, le nostre abitudini, ad interrompere le nostre routine. Una nazione bloccata, ferma, con tutti i rischi che ne possono conseguire, prima di tutto dal punto di vista relazionale, poi economico.

FERMARSI NON E’ STARE FERMI

Come possiamo imparare a fermarci? In teoria, per la fede cristiana, la domenica era proprio questa sosta, questa presa di distanza dalla routine settimanale per riempirla di significato ed il rito doveva rinnovare i gesti di tutti i giorni riempiendoli del senso della vita. Quindi una sosta piena di significati.

Noi nel frattempo l’abbiamo resa un precetto da assolvere per sentirci in pace, credendo di aver “santificato la domenica”. Una volta andati a messa le nostre attività settimanali erano comunque prevalenti rispetto al significato del giorno del Signore.

Stare in casa! Maria ci insegna a stare, a non fuggire, a lasciarsi abitare fino in fondo da questo disorientamento, da queste imposizioni: stava lì, sotto la croce, presso il Figlio. Oggi ci è chiesto di saper stare dentro, profondamente dentro la nostra vocazione di famiglia, di consacrati e di non fuggire dalla preghiera in famiglia, attiva, fatta di condivisione sulla Parola, sulla vita, oggi più che mai consapevole della propria fragilità e solitudine.

STARE IN FAMIGLIA

Stare in famiglia, nella nostra famiglia, riscoprirne i valori e lì fare abitare il Signore con la sua Parola; lì fermarsi in silenzio e riprendere i gesti, le parole e le azioni che animano il cuore della vita. Ascoltiamo con disponibilità e sguardo aperto la voce delle mamme impegnate nel difficile compito di conciliare lavoro, gestione dei figli, cura della casa, assistenza ai genitori anziani: una situazione snervante, stancante, mai accaduta. La convivenza forzata è un’esperienza nuova e nelle famiglie l’armonia può lasciare il posto all’ offesa, alla recriminazione, al constatare che non si riesce a gestire la complessità come si vorrebbe, non si riesce a coinvolgere, ad orientare le attività e le mansioni secondo un pensiero di aiuto reciproco.

Possiamo riscoprire i ricchi doni dello Spirito Santo: i nostri gesti, le nostre parole e le nostre azioni potranno trasfigurare l’amato-a e vederlo-a simile al “re ed alla regina” di una nuova ed eterna bellezza che neanche lui-lei, lo sposo-a sapeva di portare. Nella lentezza e nel mistero di questi giorni forse siamo chiamati ad andare in profondità; nel buio che pervade il nostro cuore, forse possiamo sentirci chiamati ad essere luce, una nuova luce.

Pensate che domenica e che Pasqua vivremo nelle nostre famiglie se ci prepareremo nel silenzio e nel nascondimento di ogni piccola casa, dove ciascuno è in ricerca di Lui. Oggi possiamo vivere una Trasfigurazione del profondo, nel cuore di ciascuno di noi, e dopo questi giorni potremo celebrare l’Eucaristia condividendo la Parola che abbiamo spezzato in casa ogni giorno, soprattutto la domenica. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20) Condividiamo le gioie e le fatiche di questo tempo; le offriremo al Signore e sarà una comunione piena di fraternità nuova in Cristo.

STARE E’ CAMMINARE ALL’INTERNO

Vedremo i bambini arrivare pronti alla prima comunione o i ragazzi alla cresima, forse non a maggio, forse più avanti, ma non importa il quando, ma il come ci sono arrivati. Serviamoci di questo tempo per approfondire il significato di questi sacramenti parlando in famiglia, tra fratelli e con i genitori. Ascoltando e narrando i racconti della propria fede si riscopre come essa cresce e rifiorisce bella e umile.

Vedremo i fidanzati che nella distanza dalle abitudini scontate hanno compreso la bellezza della castità come rinnovamento del cuore. Un cuore che si avvolge del silenzio e trova gioia nel dono di sé; la preparazione del dono è un tempo bello e prezioso: è questo tempo!

Oggi possiamo riprovare ad aprire un gioco di società per giocare insieme, scegliere un bel film e parlarne dopo in casa, riassaporando la presenza dell’altro lì accanto a noi perchè solo la lentezza dello stare lo pone in evidenzia così prezioso davanti a noi.

STARE NEL MISTERO

Stare in casa forse non sarà sempre così piacevole. Abbiamo avuto paura di stare in casa insieme e per questo c’erano tante e tante attività.  Forse questa situazione ci metterà nelle condizioni di non nascondere più il vuoto e l’irrilevanza delle nostre relazioni. Lo stare in casa oggi ci farà riflettere sui giorni quando sono lontano, ma anche quanto mi sento ora lontano da lei/lui. Non sarà facile. Si può forse gestire qualche sera in questo clima, ma con lo scorrere dei giorni sarà difficile; ammetterlo a sé e all’altro sarà doloroso ma necessario, se uno vuole non semplicemente rompere, ma indagare e chiedersi il perché di questa percepita lontananza. Riguardando indietro e dentro di sé con calma, nella preghiera davanti a Dio, invocando la Sua misericordia si potrà decidere insieme che si ha bisogno di una mano per reimparare a darsi la mano destra e fare alleanza, una nuova alleanza.

CHIAMATI A STARE A IN CASA PER FARE CASA INSIEME: LA CHIESA

Non perdiamo l’occasione di fare nuovamente casa, di fare abitare il Signore nelle nostre case e così, quando Lui lo vorrà, faremo Pasqua! 

In questi giorni il mio pensiero è per gli ammalati, così soli nella prova, per i famigliari che non possono assisterli: è una lontananza davvero disumanizzante. Stiamo chiedendo ai medici, agli infermieri e tutti gli operatori sanitari uno straordinario di umanità nel loro prezioso lavoro: essere ciascuno di noi, soprattutto rappresentare quel parente, quell’amico che oggi non può essere accanto come presenza che sostiene e consola. Chiediamo loro di essere un frammento di ognuno di noi, così da diventare quell’unico corpo di Cristo e di umanità nuova nella quale ci trasforma l’Eucaristia. Possiamo così vivere oggi i frutti di tante Eucaristie celebrate e ora, nel mistero dell’amore, ci rivolgiamo a Lui e preghiamo perché nell’uno di ognuno sia presente, in Cristo, ciascuno di noi. Ecco la fraternità! Ognuno in Cristo è l’altro, il fratello, è il prossimo: sono io vicino a mio fratello anche se lontano, ma nel fratello, per Cristo, sono prossimo a te.

Preghiamo per tutte le persone che non hanno la consolazione di salutare i propri cari se non brevemente solo alla tumulazione: non una carezza, non una parola sussurrata di scusa o di promessa, non un ultimo sguardo posato sul volto amato del nostro caro. Nella forza della memoria rendiamoli presenti a noi attraverso i ricordi belli della loro vita e facciamo sì che questi ricordi si imprimano nei nostri cuori feriti da tanto dolore, per tenere viva la grazia degli insegnamenti ricevuti.