UNA METAFORA PER RIFLETTERE SULL’OGGI DELLA CHIESA
In questi giorni vivo in prima persona l’esperienza straordinaria del diventare papà. Essa è manifestazione significativa per l’esperienza della fede e può divenire metafora eloquente per riflettere sull’oggi della Chiesa. Prendendo spunto da espressioni e atteggiamenti che la caratterizzano condivido in questo articolo alcuni passaggi che prospettano qualche luce sul presente e aiutano a leggere l’oggi come una radicale ri-nascita ecclesiale e a vivere con serenità e libertà le strettoie da cui certamente si dovrà passare per continuare a vivere la novità del Vangelo.
Prima di nascere viviamo un tempo in cui sperimentiamo, se pur inconsapevoli, il limite e la protezione del grembo materno. Da esso avverrà un distacco, un’uscita, che non sarà indolore, anzi passerà attraverso un travaglio che coinvolgerà particolarmente la madre e il neonato. Prima di questo “avvento” ai genitori è dato un tempo di immaginazione, o meglio, un tempo di creatività, durante il quale predisporsi al nuovo inizio. La cosa straordinaria è che da molti punti di vista – biologico, psicologico e aggiungerei spirituale – sia i genitori che il bambino hanno in se stessi tutte le potenzialità per affrontare questo grande cambiamento.
LA FRAGILITA’: FONTE DELLA CURA
Questo tempo ci ha fatto sperimentare forti limitazioni per l’emergenza pandemica. Ciò ha messo in evidenza alcune fragilità, tra cui anche quelle di molte comunità cristiane. In alcuni casi il processo di “sgretolamento” che sta logorando il tessuto ecclesiale in diverse parti del paese ha subito una decisa velocizzazione.
Nel limite è stato possibile sperimentare una cura, che a volte si è concretizzata nel contesto delle relazioni personali, segno esile e sempre imperfetto della cura del Signore per i suoi figli: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai (Is 49,15).
IL TRAVAGLIO: USCIRE PER VIVERE
Ciò che sta avvenendo, anche nella Chiesa, è un travaglio che non è fine a se stesso, ma che accompagna le comunità cristiane verso un’“uscita”. Ogni cambiamento porta con se ovviamente dolori, perdite, tagli e non è sempre detto che le cose vadano al meglio. Ma nel corso del travaglio – che molti cristiani e comunità stanno vivendo – è importante ricordare il fine verso cui si procede: l’uscita, una nuova vita, una ri-nascita.
Perché questo avviene proprio ora? Papa Francesco ci ricorda che siamo in un cambiamento d’epoca: è finita l’“epoca della cristianità” (sociale o culturale) e la fede cristiana sta ritornando ad essere una vera e propria “esperienza” da sperimentare nella libertà.
L’IMMAGINAZIONE CREATIVA: FONTE DEL NARRARE
Per queste caratteristiche di “passaggio” il tempo presente è un’opportunità straordinaria di immaginazione e creatività. Nel momento in cui si sperimenta la “crisi” – che altro non è che un tempo opportuno per la “decisione” – nel momento in cui la fine e l’inizio entrano in un rapporto dialogico e generano tensione, proprio in quel preciso momento (che è il nostro) si crea uno spazio opportuno per immaginare, ri-creare.
Come per i genitori il tempo che prepara la vita nuova è tempo utile per immaginare e creare, così anche per coloro che vivono la vita di fede e l’esperienza della comunità. Questo è un tempo così: un tempo in cui sognare e soprattutto narrare la propria esperienza mettendola in comune con l’altro per ricucire una sola storia che riempie di senso e apre alla speranza.
PER RI-NASCERE DALL’ALTRO
È proprio così: la Chiesa sta ri-nascendo. L’esperienza che stiamo vivendo non è un segnale di morte, ma di nuova vita. E in noi abbiamo tutte le potenzialità per poter far fronte a questo “avvento”. Certo, molte cose saranno imprevedibili – come è giusto che sia – e molte altre causeranno ferite, ma se sapremo sognare insieme, immaginare, narrare insieme le nostre esperienze ricercando quel senso che unisce e apre alla vita, allora potremmo vedere con i nostri occhi questa rinascita che già sta avvenendo.
Sperimentiamo la novità, senza paura, insieme, nella consapevolezza che già lo Spirito è all’opera e che in forza del Battesimo abbiamo tutte le potenzialità per rinascere dall’Altro.