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Oratorio diffuso

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Tempo di lettura: 4 minuti

PASTICCIONI O PASTICCIERI?

don Luca Ciotti

Accogliamo il contributo di don Luca Ciotti, parroco di una comunità pastorale sul lago maggiore, già responsabile diocesano ambrosiano di Az Catt. Ragazzi. Un racconto prezioso, diremmo un segno, di come di fronte ad una emergenza o una crisi si possa mettere in atto un modello pastorale antifragile, in chiave profetica e generativa.

Andrà tutto nuovo? E’ proprio un bell’interrogativo! Se dovessi dire alcuni ingredienti che ci potranno essere d’aiuto, mi soffermerei su un’esperienza nata durante l’estate covid … quella che chiamerei “oratorio diffuso”. Sono parroco di 4 parrocchie della Valtravaglia, sul versante lombardo del lago maggiore, per un totale di circa 4000 abitanti. Quest’estate abbiamo sperimentato una nuova formula di oratorio: eccone alcuni ingredienti!

  1. una buona dose di disagio: è stata la prima reazione mia, degli adolescenti, delle famiglie. Che facciamo? Con tutte le norme che dovremmo mettere in atto … non ce la faremo mai! Sappiamo già bene come organizzare una esperienza estiva ricca e coinvolgente ma ora… non è possibile. Siamo a disagio, non sappiamo cosa fare. E poi in che modo le famiglie che contavano moltissimo su questo servizio potranno far fronte ad una estate con il rischio di restare senza oratorio?
  2. il coraggio di chiedere “help”: è evidente che un oratorio a norma di legge, così come richiesto, non è impossibile ma non abbiamo le forze per farvi fronte! O optiamo per la chiusura (”chiusi per ferie”) oppure… ci vorrebbe qualcosa di innovativo che possa custodire le norme il più possibile e che ci permetta di mettere in atto esperienze di aggregazione e di crescita insieme. C’è bisogno di una mano da parte degli adulti: “dateci una mano oppure non possiamo aprire!”. Vi chiediamo di mettere in gioco le vostre competenze e i vostri giardini (all’aperto tutto risulta più facile) … e così è stato!
  3. la disponibilità degli adulti: sono nati più di cento laboratori (avete capito bene, cento!!!) grazie alla disponibilità di adulti che ne hanno inventate di tutti i colori: c’è un papà che fa di mestiere il biologo… eccoci pronti a fare esperimenti. C’è una mamma che fa l’architetto con il marito informatico… eccoci pronti a progettare la casetta dei sogni per le bambole (e a realizzarla con una stampante 3D). Per non parlare delle gite a km zero (anche se di km in lungo e in largo nelle nostre terre ne abbiamo fatti parecchi). E’ stata la disponibilità di tempo ed energie (in base ad orari e possibili incastri con il lavoro) ma prima di tutto il desiderio di condividere un sogno proprio nel momento in cui sembrava che l’unico schema utilizzabile per stare in campo fosse quello classico… ma sappiamo bene che contro la difesa a zona è necessario attuare un nuovo modello di attacco!
  4. la novità dei piccoli gruppi: scelta straordinariamente profetica! I ragazzi erano entusiasti perché si cimentarsi in quella determinata attività da loro scelta. Si sono conosciuti tanto da arrivare al termine dell’esperienza estiva a consegnare a tutti, grazie all’osservazione dei responsabili di attività, una lettera in cui si raccoglievano le attitudini, l’impegno, la partecipazione… insomma lavorare per piccoli gruppi ha permesso di attuare un modello pedagogico con il focus più sulla persona che sul progetto. E guarda a caso si sono realizzati anche dei progetti che ci hanno lasciati a bocca aperta!
  5. la dimensione dell’avventura: dovevate vedere la corsa dei preadolescenti per iscriversi alle tendate! Non è proprio vero che non si può fare nulla. Da noi ci sono prati e boschi bellissimi con vista mozzafiato sul lago. E così 10 tende, una per ogni iscritto all’attività della settimana e via, una due giorni tra cacca al tesoro, fuoco sotto le stelle, contemplazione del cielo, nanna e al mattino supercolazione sul prato della Mariuccia che forse non ha competenze psico-pedagogiche ma di colazioni se ne intende benissimo!
  6. i grandi assenti: sarebbe stata la ciliegina sulla torta o forse quell’ingrediente segreto che da quel tocco di unicità. Mi riferisco all’apporto degli adolescenti! Non siamo riusciti a coinvolgerli purtroppo. Per loro la dimensione del gruppo è fondamentale, solo alcuni si sono resi disponibili per una attività ma in fin dei conti, non ci sono stati, sono stati i grandi assenti!
  7. una efficiente segreteria: c’è stato un grande lavoro organizzativo dietro le quinte. E’ stato fondamentale assumere una segretaria che organizzasse gli eventi a cui i ragazzi potevano iscriversi direttamente dal web, favorendo così la costituzione di gruppi ben definiti in base alle norme di legge
  8. una attenta coordinatrice pedagogica: è stata una presenza silenziosa e puntuale nell’accompagnare con alcuni input educativi coloro che dovevano “gestire” le attività.
  9. quattro soldini non guastano: l’apporto di una fondazione e delle amministrazioni comunali ci ha permesso di far fronte ai costi di segreteria e coordinamento pur non avendo entrate per le iscrizioni (i ragazzi hanno pagato una piccola quota simbolica che certamente non sarebbe stata sufficiente per far fronte ai costi fissi)
  10. una scelta profetica: essere fratelli tutti. Avete capito bene: abbiamo chiesto ai ragazzi di portare un euro per ogni attività in cui si sarebbero cimentati. Ciò che avremmo raccolto sarebbe servito per tirare un ponte con la popolazione più povera dell’Europa (abbiamo scoperto attraverso Caritas ambrosiana che si tratta della popolazione della Moldova). Sono stati raccolti circa 700 euro e da qualche settimana è iniziato un contatto con i responsabili di Diakonia (Caritas della Moldova) per ipotizzare un gemellaggio (in questo caso a partire da adolescenti e giovani).

Dieci ingredienti che fanno pensare o forse ripensare all’esperienza dell’estate! Certo perché forse una formula come quella dell’oratorio diffuso potrà venire buona anche in futuro, magari mixando giornate in oratorio, con lo sguardo al gruppo e ai grandi giochi che insegnano regole e modi per stare insieme, e giornate nei giardini di chi rinnoverà la disponibilità ad aprirsi all’accoglienza.

Questi 10 ingredienti (tenendo conto che quello degli adolescenti va ripensato … ma qualche idea bolle in pentola!) possono essere tenuti presenti per confezionare qualcosa di nuovo. Una proposta  che abbia il sapore della corresponsabilità e dell’attenzione personale da parte degli adulti e contemporaneamente permetta ai ragazzi di compiere scelte appassionanti attraverso cui mettere in campo i propri talenti.

Temevamo di fare la figura dei pasticcioni ma ci siamo accorti di essere diventati bravi ‘pasticcieri’! E’ così che nascono dolci nuovi da gustare o – ancora meglio – che permettono di gustare di più la vita e la bellezza dei luoghi che abitiamo, e non solo.

don Luca Ciotti

Castelveccana (VA), 3 gennaio 2021