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L’EPIFANIA DEL CAMBIAMENTO

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Tempo di lettura: 3 minuti

Alla ricerca dell’uomo nuovo

don Luca Ciotti

Come inizio augurale per il nuovo anno pubblichiamo l’omelia proposta nella festa dell’epifania da don Luca Ciotti, parroco di una comunità pastorale della diocesi di Milano, attento ed attivo verso i processi di cambiamento pastorale, soprattutto per ambito oratoriano e giovanile. Gli aspetti che sottolinea possono ben illustrare il coraggio e la fiducia che affrontare il ‘cambio d’epoca’ in cui la Chiesa è coinvolta richiede.

1. LA CAPARBIETA’ DELLA RICERCA

Mi affascina questa caparbietà della ricerca. I Magi sono studiosi, studiosi di stelle, ci mettono la testa, la passione, la competenza: è gente che ne sa! Mi immagino quanto tempo dedicato a penetrare le leggi della natura. Mi immagino lo stupore delle scoperte e le delusioni dinnanzi a prove andate male … è la vicenda di ogni ricercatore: percorre vie e strade spesso nuove, di cui non sa bene l’esito.

Ci vuole caparbietà perché la ricerca ha tempi lunghi, porta con sé fallimenti, chiede un quantitativo esagerato di energie ed ha il potere di catalizzare la vita (pensate a quei ricercatori che lavorano una vita su una proteina!). Mi piace pensare a questi ricercatori che ci stimolano nella ricerca che ha a che fare con la fede: come mi piacerebbe essere caparbio ricercatore di Dio nella mia vita! Come mi piacerebbe riconoscere dentro la vita dell’uomo, della natura, di tutto ciò che accade in noi e attorno a noi, la presenza di Dio. E’ un po’ come se oggi nella figura di questi ricercatori d’oriente mi venisse riconsegnata la vita come luogo della ricerca di Dio, il Papa direbbe “luogo teologico”. Non smettere di cercare nella vita la verità delle cose perché questa ricerca conduce a scoprire la presenza di Dio.

2. LA SORPRESA DEL VIAGGIO

Mi affascina anche il viaggio che ci viene descritto, che quei magi compiono: partono, hanno un motivo, non hanno tutto chiaro, trovano intoppi, vivono il timore di essersi persi, cercano indicazioni, ritrovano profonda gioia nel vedere la stella come loro riferimento. Penso al viaggio che sto compiendo nella mia vita, alle certezze e alle incertezze che lo costellano: che viaggio sto compiendo? Quali mete ho raggiunto? Verso dove sto camminando per dare compimento al vivere? C’è da rileggere il cammino per poter dire che cosa ha il potere di attrarre la vita ma anche per riconoscere chi sono i compagni di viaggio! E ancora, per dire come abbiamo reagito agli intoppi di percorso, chi ci ha sostenuto, chi ha cercato di ostacolarci …è tutto ciò che succede ai magi e ci viene riconsegnato per rileggere la nostra vita! Su tutto ciò però c’è una stella che è stata riferimento per quei magi, che li ha guidati, che ha dato una direzione al loro cammino. Se potessimo dire con tutto noi stessi che l’obiettivo della nostra vita è imparare ad amare come Gesù! E’ indubbio che questo diventerebbe il pallino della nostra vita, il fulcro attorno a cui far ruotare ogni scelta. Forse se questo diventasse il desiderio profondo, la stella, noi impareremmo a guardare all’esistenza con il criterio dell’amore: ma vi immaginate quante sorprese lungo il viaggio?

3. LA GRAZIA DI FINIRE IN GINOCCHIO

 Chi lo avrebbe detto poi che questi studiosi di astri sarebbero arrivati a mettersi in ginocchio dinnanzi ad un bambino? Di loro si dice che ”si prostrarono e lo adorarono”. Che cosa strana, mettersi in ginocchio ha la parvenza della resa: mi arrendo dinnanzi ad un bambino che non ha in sé nulla di straordinario. Forse il mettersi in ginocchio dei magi ci fa venire in mente quel mettersi in ginocchio di Gesù durante la lavanda dei piedi: adorare Dio ha a che fare con servire l’uomo, ogni uomo! Come mi piacerebbe essere una persona che sceglie di mettersi in ginocchio per servire l’umanità, soprattutto l’umanità povera e ferita. Ma spesso lo diciamo a parole però, me ne accorgo su di me, è troppo scomodo stare in ginocchio! Come mi piacerebbe finire in ginocchio la mia vita, poter non avere la tentazione di adorare me stesso, le mie opere, i miei pensieri, la perenne giovinezza … mi immagino quei magi in ginocchio dinnanzi a Gesù bambino: forse è ciò che dovremmo fare molto di più nella nostra vita, entrare in chiesa, metterci in ginocchio, stare dinnanzi a Dio per adorare Dio e servire l’uomo… ma noi non abbiamo tempo, abbiamo cose più importanti da fare!

Ci conceda il Signore la grazia di finire i nostri giorni in ginocchio o, forse meglio, che il fine dei nostri giorni sia il mettersi in ginocchio perché abbiamo scelto di servire: così adoriamo Dio e ci prendiamo cura dell’uomo!