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Diario spirituale dalla quarantena #3

Tempo di lettura: 4 minuti

GIORNO #3, 1 agosto 2023

Prosegue il diario di Carlo, che cerca di riflettere sulla fede sperimentando il terzo anno di quarantena. Come la Chiesa ha reagito tre anni fa a questa crisi? Che effetto ha avuto sui fedeli? Siamo a Roma, agosto 2023, e questo è il suo terzo InMee rilasciato all’interno della community dell’InJourney®.

GIORNO #3               

                Chiedo scusa se ho atteso per scrivere questo nuovo InMee. Non crediate che la vita in casa sia comoda! Ma che ve lo scrivo a fare. Come se non lo sapeste! Ho appena terminato i colloqui con gli insegnanti di Marica. Bene, grazie a Dio. Anche se ero sereno, il VirtualClassRoomProfile® ci tiene sempre aggiornati. C’è da dire che le scuole sono state tra le prime istituzioni a muoversi dopo l’inizio della quarantena. Fosse stato così per la Chiesa forse non starei qui a scrivere questo InJourney®.

                Molto è stato fatto, è vero, non voglio essere il bastonatore di turno. Ci sono state innumerevoli scismi nella Chiesa Cattolica. La quarantena prolungata è come se avesse rotto un velo, fatto emergere un inconscio pastorale… mi verrebbe da chiamarlo così. Chi vi scrive era un semplice cristiano che andava a Messa, mandava i suoi figli alla catechesi e dava una mano in Caritas. Mia moglie si impegnava nel catechismo dei fanciulli. Niente di straordinario, direi. Cose che faccio e facciamo ancora in qualche modo.

                Cerco di fare con la mente un salto all’indietro di tre anni. Vi ricordate cosa è successo subito dopo la quarantena? Un assalto di messe in streaming e che messe!!! Ma ve li ricordate certi streaming! Ogni tanto riguardo alcuni video su Youtube dove ci sono delle compilation di queste perle liturgiche. So che non dovrei riderci su. Ma date un occhio al canale “Messe stra-cultO” e mi direte! Almeno un sorriso fatevelo. E adorazioni online, rosari, meditazioni di ogni genere e tipo e webinar (i predecessori dei moderni InTraining®). Avevo la rete infestata da tutta questa offerta religiosa. Creatività pastorale? O colpo di coda di un modello di Chiesa che reagiva con le sue forme anche di fronte all’impossibilità di poterle esprimere come avrebbe dovuto? Scusate, sono un analista aziendale e fare certe considerazioni fa parte della mia professione o deformazione professionale.

                Il fatto che tutto sia avvenuto poco prima della Pasqua ha forse messo ancora più in evidenza il tutto. Alcune uscite istituzionali o di apparato per giustificare l’apoteosi di streaming delle sacre celebrazioni le ho trovate veramente imbarazzanti. Credo siano state uno dei motivi scatenanti dei movimenti che sono poi nati e hanno generato le tante forme di religiosità digitale o le più ufficiali VirtualChurch. Ma non voglio scrivere la Storia della Chiesa del post-pandemia. Basta leggersi Fede e quarantena. Storia della Chiesa dal Coronavirus ad oggi, oppure il più leggero Chiesa batti un Tweet. Cronaca di una Chiesa alle prese con l’inatteso. Ammetto di aver letto anche il molto discusso No panic! Dio c’è e non devi uscire di casa per cercarlo! Alcune dichiarazioni sono esagerate, ok, ma alcuni passaggi mi hanno fortemente messo in discussione e c’ho litigato anche con mia moglie. La catechista, sì! Il superamento del Tempio, la riscoperta di una profezia che parte da ognuno di noi. Bollato New Age! Ok, ma in alcune pagine ho respirato aria fuori da queste quattro mura.

                Se ci pensate, la Chiesa come la conoscevamo era fondata su progetti, programmi, routine rassicuranti. Ma il mio mestiere mi insegna che, quando accade qualcosa di insolito (nelle scienze dell’organizzazione si dice ‘nasce un cigno nero’), allora sono proprio questo tipo di organizzazioni molto strutturate che vanno più in crisi. E di fronte alla crisi si è assistito, a mio avviso, ad una reazione che ha rinforzato questo aspetto: sono stati proposti nuovi progetti e programmi, questa volta online. Come se nulla fosse. Come se fosse la stessa cosa. Giustificando che quel Padre della Chiesa, o quel documento del Concilio in fondo avevano detto che… Ma dai! Forse sarà la mia professione che mi fa cogliere delle dinamiche che altri non notano. Non me la voglio tirare, dico solo che mi è apparso improvvisamente davanti come la Chiesa fosse un insieme di progetti, direttive, programmazioni… tale quale alla mia azienda, forse peggio, più sconclusionata e arrabattata. Come se la vita, la religiosità possa stare dentro questi contenitori. Come imbottigliare l’aria. Come mettere in tasca un’emozione che ti passa dentro in un momento della tua giornata. Non sono forte negli esempi, oramai lo avrete intuito. Prendete quelli che mi vengono. Ma spero sia chiara la riflessione. Il perché ad un certo punto ho vissuto anche io un movimento interiore, una scissione.  Una ferita che a discapito dei tre anni trascorsi non s’è ancora rimarginata. Una scissione anche in famiglia. Mia moglie, la catechista, si è iscritta alla Chiesa della Tradizione, un movimento non riconosciuto ma silenziosamente accettato dalla Chiesa Cattolica, che ripete tutto quello che si faceva prima della pandemia, con alcuni ovvi adattamenti logistici. 

                Vita ed istituzione, carisma e Legge, desiderio e regole. C’è tutto ma non c’è tutto, o almeno quello che ti aspettavi di trovare scopri che non c’era. Ecco il senso dello scisma che vivo dentro di me. Ad un attimo vedi uscire il re nudo! Ed era sempre stato nudo ma c’è voluta una pandemia per accorgersi, per uscire dal mascheramento. Un dramma quello che è andato in scena. Ricordo ancora quando il nostro prete ci mandò alla vigilia della Veglia di Pasqua quel messaggio: “Guardate la messa in streaming, sarà come viverla con me. Sarebbe bello avervi qui fisicamente ma ci sarete spiritualmente. Del resto è il ministro ordinato il protagonista della celebrazione e non l’assemblea e lui lo è per mezzo dell’offerta di Cristo”. Boh, ammetto di aver letto e riletto più volte questo messaggio. Voi che ci capite? Che vi comunica? Ho sentito solo una fitta gelida dentro di me. Sono rimasto per alcuni giorni stordito, come quando ti prendi una grossa influenza e non hai fame nemmeno se di solito ti abbuffi e, anche se mangi, è tutto insipido e il mondo intorno sembra distante mille miglia. Si è aperta una frattura, che mi ha attraversato di netto. Forse è tempo di ricomporre i pezzi. Forse è per questo che scrivo. Ricomporre il senso, le parti. Ritrovare un po’ di sapore.

Tuttavia, negli ultimi tempi, anche la Chiesa sembra aver appreso la lezione. E si sta riorganizzando, ma ne parleremo nei prossimi InMee se è un tema che vi interessa discutere.