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DARE COMPIMENTO ALLA LEGGE

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Tempo di lettura: 4 minuti

L’ASSENZA DEL PADRE E LA PERDITA DI REALTA’

L’articolo riflette sulle letture di questo tempo di Quaresima, stimolato da alcune suggestioni che provengono dalla psicologia del profondo. Un tempo di riflessione pastorale ma anche personale. Un tempo violento e morboso, dove la divisione richiede di far memoria dell’Integratore, del simbolo – symballo – del Padre assente che parla nel deserto delle parole ecclesiali. Eco che risuona nel profondo delle nostre coscienze.

SUPERAMENTO COME ECCEDENZA

Non c’è da cambiare la Legge, da adattarla o di spostarne il confine che delimita il giusto e lo sbagliato. “Sono venuto per dare compimento”. Dare pienezza, non alla norma, non all’atto positivo che ne viene regolato, ma al dinamismo sottostante, alla memoria del Dio che è evocata in essa. Dare ascolto alla voce assente del Dio Padre.

È generare più vita, più amore, più compassione, più misericordia. Il compimento della legge non avviene con la sua modifica ma nel suo superamento. Nemmeno un iota o un segno sarà cambiato. Superamento come eccedenza, come ‘altro ancora’, come ‘per tutti’. Non come negazione, limitazione, riduzione. L’eccedenza avviene nel luogo del corpo, nel ‘tra’ tra i corpi, non c’è posto per lei nella Legge.

La legge non va ridotta va superata, a partire da essa, dal confine che segna, de-limita. Segno che provoca, invoca. Come perdonare non sette ma settanta volte sette. Una pienezza della pienezza, un superamento della pienezza. Un strabordare dell’infinito. Condonare il debito. Dare anche il proprio abito o l’altra guancia. Questa eccedenza converte, attrae. L’eccedenza non chiarisce, non spiega, è colonna di nebbia e di fuoco che accompagna il cammino incerto. Il rispetto della legge è dovuto, non muove, fissa. La sua trasgressione scoraggia i piccoli e divide i forti.

Benedire una coppia omosessuale è superare la legge o negarla? Aprire la comunione a divorziati in un cammino di fede è superare la legge o negarla? Dare ruoli di governo nella Chiesa ad una donna è superare la legge o negarla?

LA STORIA DI DUE FRATELLI E UN PADRE

Figlio minore, figlio maggiore, un padre: una parabola. Sono due fratelli che mi abitano. Due voci, due cuori, come Es e Super Io e poi c’è il Padre-Io. Freud descriveva la personalità nel dinamismo di queste tre istanze: l’impulso e l’istinto primordiale (l’Es), la morale e la legge interiorizzata (il Super Io), l’Io integratore.  Il Padre che tende a integrare i fratelli che restano fuori casa, ognuno fermo con la propria ragione. Lui si fa ad entrambi incontro. Va ad accogliere l’Es senza giudicarlo, senza un aggiunta a ciò che la realtà gli ha già rinfacciato. Ridare all’Es dignità e accoglienza; reintegrarlo nella casa-corpo dopo la dissoluzione. Superando il senso di colpa – “non sono più degno” – come il giudizio morale e la punizione che invece attende e pretende il Super-Io, proponendo una festa. Allo stesso tempo, infatti, il Padre esce per aiutare il Super-Io a rientrare in sé, nel Sé, uscendo dalla norma che gli impone di essere ‘il bravo ragazzo’: promuove compassione, sorpresa, mistero, apertura.

L’Es, figlio minore, si trova tra i porci. Un Es lasciato a se stesso si riduce al suo stato animale. Passione pura, sregolata, immatura, egotica. Tutto e subito. Ma già in quel momento, in quell’abisso, inizia un dialogo interiore con il Padre-Io. Autoriflessione, coscienza che si attiva, il Padre in sé. Rientra. Rientra in sé. Colui che si era perso dal Sé si sta ritrovando.

Il fratello maggiore è anch’esso fuori casa. Non partecipa, non riesce a godere dell’altro da sé, della gioia. Il Padre questa volta esce verso di lui. Il Super-Io che resta fuori e non si integra, genera in sé gelosia, rivendicazione, opera confronti… non sa più vedere il bene che viene verso di lui. Come tamerisco nella steppa, rigido, resiste. È anch’esso decentrato dal Sé per restare raccolto su di sé. Il Padre richiama il principio di realtà: “tu sei sempre con me”. Ma lui è fuori, non è in grado di leggere la realtà, non vuole farlo, perché la realtà fa tremare le mura, fa paura. Vede solo attraverso la sua proiezione personale, e su quella monta la sua rabbia.

In questo momento della mia vita faccio fatica a tenere insieme questi due fratelli dentro la stessa casa. resto fuori di me sia da un fronte che dall’altro. Sto tra i porci… vorrei tornare. Amaro esilio. Mi giudico e mi chiudo in me. Sento il bisogno di un Padre e di rialzarmi.

È il Padre che reintegra il soggetto. Il passato è passato. Ha già esercitato il suo male, il quale cerca di estendersi all’oggi. Si tratta di liberarsi da esso per non compierlo oltre. Ma stando attenti ad evitare l’azione autodistruttiva dell’Es. Sia l’Es che il Super Io tendono a sostituirsi al Padre. Al nostro nucleo interiore di coscienza. Laddove risiede la nostra anima spirituale.

Lo rivedo nelle mie posture, nei segni sul/del mio corpo. Le spalle e lo sguardo basso, la rigidità nei movimenti, il tono flebile della voce e l’incertezza nel parlare. Alzarsi! Camminare dritto, indossare l’abito del Padre, ricongiungersi a lui con l’anello. Stare in silenzio senza l’ansia di dover dire. La forza del sentirsi amato, di essere abbracciato dal Padre. Riconoscersi dignità, non doverla mendicare, non dover sempre rispondere.

IL PADRE OLTRE LA LEGGE

Il Super-Io è necessario ma non sufficiente. Occorre l’hybris che spinge, forza, che sorge dall’Es figlio minore. Occorre infine il Padre a regolarlo in una eccedenza non disordinata ma ispirata, volta al di più. Rimettergli l’abito, infilargli di nuovo l’anello.

Quanto nella Chiesa oggi vediamo il conflitto tra figlio minore  figlio maggiore. Assenza di Padre. Tutti fuori la Casa del Padre, ma chiusi nella Chiesa dando spazio a pulsioni disordinate o normate. Il cammino sinodale invita ad uscire dalla Chiesa e rientrare nella Casa, ma le tensioni tirano da un lato e dall’altro. Parte del clero in uno stato di dissoluzione, altro irrigidito e moraleggiante. Lo vediamo nei linguaggi usati nei blog. Parole seducenti, abbracci mortali carichi di affettività regressiva. Parole quadrate, giudicanti, dove la luce regna accecante, perdita di realtà. Timore di uno scisma tra i forti, fuga dei piccoli.

Dove sono io in tutto ciò? Come se in assenza del Padre io sia continuamente tirato fuori, fuori di me. Il Padre è in casa affacciato alla finestra. Attende il ritorno di entrambi i fratelli.

Rientrare in sé, in casa. Dentro fuori, andare venire, uscire entrare. Ricomporre, portare a pienezza laddove uscire è entrare, laddove venire è andare, laddove il fuori è il dentro. Spazio in cui tutto si tocca, attraversandosi. Compimento.