
Stanotte ho fatto un sogno
Io e un amico, due stranieri, eravamo stati invitati ad un matrimonio di persone care in Italia e ci avevano chiesto di fare da testimoni alla celebrazione o qualcosa del genere, in altre parole, era chiaro ed importante che ci fossimo. Così nei giorni precedenti arriviamo in Italia, in una città luminosa e bianca del Sud e ci sistemiamo in un B&B.
Fra la giornata e la notte precedente al matrimonio succede però qualcosa che nel sogno non vedo: qualche difficoltà, un furto (d’identità)? un evento inatteso? in ogni caso una esperienza destabilizzante che ci suggerisce di desistere dal partecipare al matrimonio. Quella mattina, vestiti di tutto punto, freschi, rasati e profumanti per l’evento, seduti sul letto e pronti ad uscire, ci guardavamo negli occhi perplessi e ci interrogavamo sul da farsi.
Nel frattempo, oniricamente, vedevo gli sposi, seguiti da un codazzo di invitati rumorosi e gioiosi, che percorrevano rapidamente una larga strada avendo a destra un bosco di alberi e a sinistra una fila di case bianche, non troppo alte, una attaccata all’altra, ed infine entravano in un portone aperto su una facciata spoglia. Da fuori non sembrava una chiesa – non c’era una facciata riconoscibile e non era neanche più alta rispetto alla fila delle case che la precedevano e seguivano – sembrava eventualmente il retro di una chiesa, ma entrando, si accedeva ad una luminosa ed alta navata romanico-gotica con finestroni ogivali a vetrate policrome che accompagnava fino all’altare in fondo. La cosa particolare è che la facciata-non facciata risultava estremamente piccola e bassa rispetto all’ampiezza della chiesa una volta varcata la soglia. Quel luogo si trovava al limitare del borgo, che si concludeva con quella strada lastricata di grandi pietre bianche, avendo a sinistra le ultime case del paese e a destra, a partire da un bel muretto di tufo coerente con il lastricato dello stradone, un rigoglioso bosco verde di querce. Il clima era piacevole, una bella giornata fresca e luminosa d’inizio estate, nell’aria aleggiavano gioia e speranza.
A quel punto io rompo gli indugi: non è possibile! Siamo stati invitati e siamo i testimoni di questo evento! Sta iniziando e siamo già in ritardo, non possiamo mancare! E, partendo di gran carriera ci precipitiamo fuori, salendo le scalinate del borgo arriviamo sullo stradone poco prima percorso da sposi ed invitati e corriamo verso il luogo dove il gruppo nel frattempo era entrato. Arrivando in prossimità dell’ingresso, forse perché non sembrava una chiesa, forse perché da stranieri non eravamo pratici del luogo, andiamo oltre e poiché la fila di case bianche terminava, proseguiamo per una gradinata, discendendola velocemente arriviamo ad una stradina che continua sulla destra. Di fronte a noi, dopo qualche altra viuzza digradante, il mare di un blu intenso. No, non è qui! Risaliamo un poco, entrando per le antiche mura di cinta del borgo e saliamo, prima a destra poi a sinistra e saliamo ancora, vedendo fra le arcate rampanti in pietra che ci sovrastano, la luce proveniente dalla strada che avevamo percorso all’inizio, ma perdiamo l’orientamento. Tutto era pulito, ordinato, ben conservato ma vuoto, vuoto, vuoto…
Musa interprete
La mattina, a colazione dico a mia moglie: ho fatto un sogno… e glielo racconto mentre lei mi ascolta attenta sorseggiando il suo caffellatte in cui intinge dei lunghi taralli pugliesi. Alla fine, fra me e me dico: chissà cosa significa…
E lei: semplice, è chiaro! È ciò che ti sta a cuore. Siete voi del Centro Studi che cercate in tutti i modi di raggiungere la Chiesa per aiutarla a darsi un nuovo volto coerente con la vita che continua. Una Chiesa che si è persa, che si è chiusa, ripetendo dinamiche, riti ed usi che hanno dato vita, fatto storia, cultura e gestito potere in altri tempi, ma che non parlano più il linguaggio degli uomini e delle donne di oggi, che non risponde più alla loro ricerca di vita e senso e spesso, sempre più spesso, neanche a quella dei suoi membri consacrati.
Illuminante!
Ne eravamo/ne siamo? parte, ne restiamo figli e al tempo stesso ci sentiamo ormai stranieri di questa Chiesa le cui forme e pratiche non riconosciamo più. Nella nostro lavoro come Centro Studi Missione Emmaus – che a spiegarlo ci vuole mezz’ora e non sempre alla fine la gente capisce che facciamo – assistiamo alle fatiche, alle sofferenze, ai dolori di tanti credenti, di tanti religiosi e religiose, di preti, diaconi, e talvolta qualche vescovo, pure loro a disagio in un contesto le cui forme e prassi non funzionano più. Uomini e donne seduti, talvolta scomodamente senza saperlo, ed immobilizzati nel conosciuto: in forme e formule ripetute e rassicuranti, incapaci di innescare processi di novità, che se la prendono con il mondo e i fedeli assenti, con le vocazioni in calo, con confratelli e consorelle, con la vita comunitaria… invece di chiedersi cosa è successo e di cosa è urgente prendere coscienza e cambiare per rinnovare l’annuncio del Vangelo in un mondo nuovo, non più culturalmente e sociologicamente cristiano.
Parole nuove
Faccio l’esperienza che quando racconto di cosa mi occupo, devo fare l’esercizio di trovare sempre parole nuove rispetto all’interlocutore che mi ha posto la domanda, e non è detto che se è credente abbia più facilità a comprendere ciò di cui gli parlo, ma quando ci riesco, che sia credente o non lo sia, in genere il suo volto, sorpreso e intrigato cambia, e mi sento dire: è proprio questo di cui c’è bisogno oggi! E mi commuovo, sento che in fondo nel nostro piccolo, senza alcuna pretesa di voler cambiare la Chiesa ma magari di dare sollievo, anche solo a qualcuno, stiamo contribuendo a far sì che la Buona Notizia, per sua natura felicemente ostinata, trovi piste nuove per poter essere ancora annunciata agli uomini e alle donne di ogni tempo.
Oltre le prassi abituali
In questi anni di lavoro assieme, ci siamo resi conto che le domande di aiuto provenienti dalla Chiesa sono crescenti e noi non riusciamo a rispondervi. È per questo che fra le nostre varie attività, da alcuni anni il Centro Studi propone il Percorso Intro. Vogliamo aiutare altri “stranieri in casa propria” a diventare competenti, ad osare lanciare lo sguardo oltre i confini del conosciuto, a scavalcare il bel muretto di tufo giallo che delimita le nostre certezze, ad innescare l’esplorazione del bosco alla fine del borgo… Vogliamo stimolare altri “insoddisfatti ma appassionati del Vangelo” ad interrogarsi per uscire dalle costruzioni, dalle forme e dai percorsi battuti; forse ordinati, perfetti, organizzati, ma ormai vuoti, vuoti, vuoti di annuncio, assenti di vita piena perché non parlano più a nessuno e tristi, spesso come coloro ufficialmente deputati all’annuncio. La gioia del Vangelo si è persa.
La luce risplende oltre le arcate delle mura di cinta delle nostre sicurezze, la vita urge e vuole essere celebrata, ma prende strade ed imbocca facciate diverse da quelle consuete; quotidiane ed inusuali rispetto a quelle di riferimento tradizionale, dietro alle quali una buona parte di Chiesa ancora aspetta… aspetta… che aspetta?…
Defraudati da un potere
Una parte dell’istituzione Chiesa si sente forse derubata di una identità gloriosa e controversa allo stesso tempo, si stupisce che le sue “formule millenariamente collaudate” non generino più “fedeli ubbidienti, disponibili semplicemente ad ascoltare ed eseguire”, che le chiese si svuotino, insegue magicamente la salvezza di un “mondo perduto” (la colpa è sua) nella ripetizione sempre più perfetta di “formule liturgiche e pastorali” immutate ed immutabili, e insiste nella elaborazione di decreti interminabili con l’attesa/pretesa che siano letti ed eseguiti perché sono stati scritti.
Che il cambio d’epoca che stiamo attraversando, con le sue esigenze sconvolgenti e dirompenti sia l’opportunità che ci viene offerta piuttosto che la realtà da combattere?
Un percorso trasformativo
Per cogliere questa opportunità, anche quest’anno, ad ottobre, prenderà avvio il “Percorso Intro”, un ciclo di incontri a forte contenuto esperienziale e pastorale, dedicato alla nuova figura di ‘facilitatore del cambiamento pastorale’ (https://www.missioneemmaus.com/percorso-intro/ ).
Il Percorso, giunto alla VI edizione, proposto e curato dal Centro Studi Missione Emmaus, si rivolge a tutti coloro – consacrati/e e laici/che, responsabili diocesani e parrocchiali – che intendono avviare e accompagnare processi pastorali di riforma nel proprio contesto territoriale e/o di istituto/congregazione religiosa.
Non si tratta dell’ennesimo corso di aggiornamento e formazione, ma di un percorso trasformativo, a livello personale e comunitario. È per noi l’occasione di condividere la nostra passione e la nostra esperienza per creare localmente una rete di moltiplicatori, portatori di uno sguardo rinnovato per accompagnare la Chiesa nei processi di trasformazione che questo cambio d’epoca impone.
Gli incontri si sono tenuti finora a Bologna ed in altre zone del nord Italia. Quest’anno, tenuto conto che in passato molti partecipanti e richieste prevenivano dalle diocesi meridionali, abbiamo piacere di segnalarvi che il Percorso verrà attivato contemporaneamente in due sedi, una delle quali (oltre a Bologna) sarà il Centro Elim di Somma Vesuviana (Na) struttura della Caritas Nolana (https://caritasdiocesananola.it/territorio/centri-di-prossimita/elim) .
In tal modo confidiamo di ridurre il carico di impegno fisico ed economico per i partecipanti del Sud Italia e favorire così ulteriormente la partecipazione.
In caso d’interesse, per approfondire la proposta e la reciproca conoscenza, Vi proponiamo una video-call di contatto. Saremo a vostra disposizione al seguente link
https://us02web.zoom.us/j/85607039202
il giorno 1 settembre 2025 alle ore 15:00 e il giorno 3 settembre 2025 alle ore 09:00
Per la partecipazione alla video call, sarà gradito un messaggio wapp, o sms, o una chiamata di conferma previa al mio numero: 333 13 56 416.
Al link https://www.missioneemmaus.com/percorso-intro/ potete inoltre scaricare la brochure di presentazione dell’iniziativa.
Epilogo
Più tardi a fine mattinata, dopo aver ascoltato quanto avevo scritto, mia moglie pensierosa dice… interessante, la Chiesa è altrove… ti ricordi l’ultima volta a san Pietro? Fuori tutta la colonna di persone in fila ordinatamente, per varcare la porta santa e vivere il giubileo, fuori tutti i poveri a dormire intorno al colonnato nelle loro tendine fornite da Papa Francesco… la Chiesa è fuori…
Graziano Calci
Responsabile “Percorso Intro” edizione SUD
Centro Studi Missione Emmaus