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Un rientro da gestire

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Tempo di lettura: 3 minuti

ACCOMPAGNARE LA FASE 2 COME GESU’ CON I DISCEPOLI DI EMMAUS

Fausto Bizzarri

Fausto Bizzarri, esperto in intelligenza emotiva, continua ad accompagnarci attraverso questa chiave di lettura a rileggere l’esperienza pastorale in atto. Come accompagnare le persone a riprendere la vita in parrocchia? Come riavvicinare pastoralmente alla comunità e al celebrare insieme?

Ora riprende la vita della mia parrocchia? Come sarà? Potrò finalmente celebrare i sacramenti con la mia comunità?

Questa domanda potrebbe accopagnarci al rientro nella “fase 2” di questa emergenza. L’ansia e l’incertezza, tendenzialmente asset emotivi dominanti in questo momento bloccano la nostra mente che difficilmente riesce ad avere sprazi di creatività e di serenità.

Su questo argomento leggo che parecchi vescovi e sacerdoti stanno giustamente proponendo le loro ricette e le loro idee. Dalla moltiplicazione delle Sante Messe per avere un numero limitato di fedeli ad ogni celebrazione alle Funzioni celebrate nei giardini dei parrocchiani o nelle piazze antistanti il sagrato delle chiese per poter sempre garantire la distanza di sicurezza e le norme anti-contagio.

Davanti a queste giuste e creative proposte il fedele dovrebbe sentirsi rasserento ed interessato a questo dibattito per accogliere con stupore l’idea più innovativa e adeguarsi con zelo e tanta fede a queste belle proposte. Siamo certi che questo modus operandi funzioni?

Non vorrei che il modus operandi della chiesa post “fase 1” sia come quello dell’organo esecutivo del nostro paese. Una cabina di regia che decide e poi di conseguenza viene emanato un decreto e le norme attuative.

Per quanto le idee possano essere belle ed illuminanti e supportate da giuste analisi scientifiche occorre però fare prima uno sforzo.

Qual’è ora l’emergenza vera?  “Celebrare” o “Ascoltare”?

Andiamo in ordine facendoci guidare dal vangelo odierno: “i discepoli di Emmaus”.

Questa pericope ci rivela come il Signore si avvicinò a loro e li ascoltò per poi guidarli alla piena rivelazione e comprensione del mistero. Gesù accolse innanzi tutto le loro emozioni di tristezza e di paura, la loro pensierosità e il senso di un’attesa spezzata che ora improvvisamente si apriva ad una emozione trasendente ed estatica. (Lc 24,18-24)

Gesù non si è rivelato loro immediatamente perché il corto circuito emotivo che dominava i discepoli impediva loro di vederlo (Lc 24,16). Prima essi hanno dovuto parlare con lui, esternare la drammaticità degli eventi espondendo con estrema sincerità le loro emozioni. Gesù le ha accolte e le ha illuminate poi con la Parola ed infine ha spezzato il Pane rivelandosi e comunicandosi a loro. 

Credo che indipendentemente dalla modalità più consona che ogni diocesi o parrocchia sceglierà di rientrare in una celebrazione partecipata ci sia prima di tutto da attivare un atto di ascolto dei fedeli.

Le emozioni compresse in questi mesi di “lockdown” ed in qualche modo affidate anche alla preghiera e alla celebrazione on line, ora debbano essere fatte fluire per dar modo ai nostri fratelli di comprendere che ogni persona vive delle emozioni ma non è l’emozione. Questa consapevolezza avviene attraverso un esternazione verbale proprio come i discepoli di Emmaus hanno fatto.

Prima di ogni celebrazione o immediatamente all’inizio, chiediamo ai fedeli partecipanti di formulare liberamente un pensiero su come hanno vissuto questo momento e quale emozione ha dominato il periodo vissuto.

Occorre tenere conto che quando i fedeli, in piccoli gruppetti, si troveranno per la celebrazione, si guarderanno in volto e cercheranno negli sguardi di comunicare con forza i loro sentimenti e le loro emozioni. Si domanderanno…anche gli altri hanno provato tanta ansia? Cosa sento oggi? Come sarà il mio futuro? Quale futuro avrà la nostra comunità?

Diamo la possibilità di esternare e di ascoltarsi proprio come il Signore ha fatto. Prendiamo come modello proprio questo cammino di Emmaus e accendiamo un ascolto empatico come primo atto.

Quanto è importante ora organizzare un buon rientro?  Davvero molto!

Se il rientro alle celebrazioni non fosse accompagnato da una lettura emozionale efficace e consapevole il fedele non avrà al termine la possibilità di riconoscere il Signore dallo spezzarsi del pane perché mancherà ai loro occhi la possibilità di riconoscerlo.

Il rischio sarà quello di non aiutare ad elaborare nulla del visuto e questo farà permanere una  situazione emotiva facilmente negativa e per tanto bloccante e poco partecipe. I processi mentali del rientro in comunità, se saranno guidati con positività e supportati con ascolto ed attenzione, saranno coivolgenti e potenti come lo è stato l’incontro ad Emmaus.

Dr Fausto Bizzarri, Professional Certified Coach della International Coach Federation, Assessor per l’intelligenza emotiva Six Seconds,, Programmatore Neuro Quantistico, Ideatore del metodo Sestante Coaching System, HR manager del GruppoSeitel, autore e scrittore. Collabora con diversi enti di formazione a livello nazionale.