Scroll Top

Nuovi luoghi ecclesiali

Milano-Autogrill-Villoresi-di-Lainate-A8-1958
Tempo di lettura: 2 minuti

IMMAGINI E TENSIONI PER RIDEFINIRE NUOVE FORME PASTORALI

Una Chiesa ospedale da campo, una Chiesa Autogrill, una Chiesa Campo Base, ‘terzi luoghi ecclesiali’. Cosa hanno in comune queste immagini? Quali tensioni pastorali pongono in evidenza? Cosa possono suggerire al processo di ridefinizione di nuove forme pastorali nel contesto attuale?

Alcuni giorni fa sono stato positivamente colpito da un’immagine scelta in un articolo del Blog Vino Nuovo per delineare una prospettiva di conversione ecclesiale: la Chiesa Autogrill. Una forma pastorale pensata per coloro che ‘vanno e vengono’ attraverso i viaggi della vita. Questa immagine ha suscitato in me connessioni con altre immagini ed espressioni, scelte per comunicare nuove possibilità di essere Chiesa nel particolare cambio d’epoca in atto: si pensi all’ospedale da campo di Papa Francesco, al Campo Base che abbiamo scelto come Centro Studi per descrivere l’esperienza di crescita dedicata ai facilitatori del cambiamento pastorale, o ancora ai ‘terzi luoghi ecclesiali’ che il teologo pastoralista di Lovanio Arnaud Join-Lambert ha individuato per suggerire l’opportunità di nuovi luoghi ecclesiali. Cosa hanno in comune queste immagini di Chiesa? Cosa possono suggerire al processo di ridefinizione di nuove forme pastorali nel contesto attuale?

Innanzi tutto riscontro in queste immagini ‘leggerezza’ e ‘flessibilità’, caratteristiche che si pongono in tensione con la strutturazione pesante e rigida delle forme pastorali ereditate. Si pensi ad esempio agli immobili dedicati alla pastorale: saloni e spazi sovradimensionati, spesso strutturati rigidamente, che producono nei pochi che li utilizzano una sensazione di spersonalizzazione o comunque non favoriscono l’intimità di una relazione significativa.

Altre due caratteristiche delle immagini, legate ad un particolare tipo di approccio al territorio, comunicano attenzione al ‘decentramento’ e alla ‘diversificazione’ delle esperienze. Le forme pastorali ereditate sono caratterizzate da un ‘monolitismo accentrato’: l’esperienza di vita delle persone era concepita come vicina all’‘ombra del campanile’, uniforme, … mentre oggi questo presupposto non è più valido. Le istituzioni ecclesiali non sono più il centro delle relazioni sociali e culturali, ma vengono sfidate a divenire ‘un polo’ di una rete più complessa, articolata e diversificata.

Le immagini suggeriscono un orientamento di questi luoghi verso persone ‘in movimento’. Suggestiva in questa prospettiva è la differenza – messa in luce da Halìk nella sua lettura kairologica del tempo presente – tra ‘sedentari’ e ‘cercatori’ o tra ‘stanziali’ e ‘nomadi’. Queste categorie sembrano sostituire in modo più adeguato gli ereditati ‘lontani’ e ‘vicini’. Oggi, infatti non è tanto la vicinanza istituzionale rispetto agli ambienti ecclesiali ad essere interessante ai fini dell’evangelizzazione, ma il desiderio di ricerca spirituale che abita i cuori delle persone.

In questa prospettiva, un’ultima considerazione mi sembra importante. Si tratta di uno stile trasversale, che rende distintive le immagini e i luoghi che esse comunicano: l’‘occasionalità’. Eventuali nuovi luoghi pastorali, che non dovranno essere pensati per sostituire quelli attuali, ma per attivare nuove esperienze ecclesiali, dovranno essere caratterizzati da un approccio informale, non troppo strutturato, che lasci spazio alla libertà e non ricerchi un inquadramento non necessario, dove si creino spazi di ospitalità-cura e di innovazione-crescita …

Tutto questo mi sembra delineare la possibilità concreta di immaginare nuove esperienze di Chiesa che lascino maggiore spazio all’azione dello Spirito e si rendano disponibili agli imprevisti fecondi che il Signore dissemina nelle nostre esistenze e divengano perciò pre-condizioni necessarie e architetture pensate per favorire l’esperienza rigenerante della Grazia.