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La certezza di camminare verso l’ignoto

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Tempo di lettura: 3 minuti

IN CAMMINO PER RISCOPRIRSI NATALE

Francesco Agostani

Una riflessione su questo tempo che ci attende più che noi attendiamo, di don Francesco Agostani, sacerdote della diocesi di Milano e membro dell’Accademia Campo Base . Un invito all’ignoto che diviene nelle nostre vite di laici e consacrati, possibilità di rinascita, opportunità di Natale.

Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me
(Osea 11,2)


Non so se anche a voi capita come capita a me. 
Le feste di Natale si avvicinano e a me passa la voglia di viverle. Insomma, quando l’Avvento comincia (e qui da noi in terra ambrosiana comincia anche due settimane prima del resto del mondo!) sento anche il desiderio di rivivere l’evento che ogni anno mi permette di rinascere nuovo, insieme al Figlio di Dio che viene nel mondo; ma quando passa il mese di novembre e dicembre mi segnala che il tempo si è fatto breve, non so perché… mi verrebbe da rifugiarmi in qualche sperduto eremo, per vivere il Natale da solo, magari con un bel libro e nessuna distrazione.

La parte più farisaica di me mi racconta che lo faccio per un desiderio profondo di maggiore intimità con il Signore, ma sappiamo tutti e due (io e il fariseo che vive dentro di me) che è una balla colossale. Procedo verso il Natale e contemporaneamente in direzione opposta perché comprendo che questa festa non può andare a braccetto con le mie comode abitudini: come un bambino qualsiasi che viene al mondo anche questo Bambino riscrive gli equilibri, li modifica e li fa crescere, cambiando gli assetti e dettando regole nuove. E così mi trovo a vivere dello stesso movimento del popolo di Israele, che viene ben descritto da Dio nel libro del profeta Osea: “Io mi avvicino, e loro se ne vanno”, come se mi desse fastidio la sua presenza, come se ne potessi davvero farne a meno. 

Oggi, mentre condividevo questa riflessione con un gruppetto di anziani, durante la messa quotidiana, facevo ad alta voce con loro questa riflessione: forse mi pesa andare verso il Natale perché la venuta di Gesù mi obbliga ad andare verso l’ignoto, verso lo sconosciuto. Non favorisce, il Natale, un movimento all’indietro, anche se la tradizione ci insegna che si ritorna a quel momento preciso della storia nel quale Dio ha scelto di prender carne e farsi incontrabile dagli uomini. Sento piuttosto che il Natale abbia a che vedere con il futuro. E come potrebbe essere diversamente, dal momento che il Bambino non ha alcuna memoria di eventi passati, mentre ha davanti a sé un sentiero che sprofonda fin da subito nell’ignoto e nell’insondabile? 

Ed ecco allora apparire anche davanti ai miei occhi il fastidioso invito a camminare verso l’insondabile e l’ignoto: una relazione diversa e nuova con le persone che mi circondano; un atteggiamento nuovo e più vero nei confronti del mio ministero e del mio servizio ai fratelli; una nuova disposizione d’animo nei confronti di un Dio che non si stanca di sorprendermi, che mi invita alla responsabilità di vivere una vita libera e mi assicura il perdono per gli sbagli che mi troverò a fare mentre cerco di rispondere a questa vocazione (che è di tutti e non solo dei preti). Cosa potrebbe succedere, ad esempio, se mi lascio provocare da quello che le persone attorno a me suggeriscono come strada da percorrere, lontana dalle tappe per me “vere”, “giuste” e “buone”?
Cosa potrebbe succedere se, al posto del giudizio, provassi a sperimentare uno sguardo capace di valorizzare ed incoraggiare, piuttosto che preferire quello di chi condanna e stronca? E ancora, cosa potrebbe accadere se, al posto della lenta decadenza di tutto ciò che mi circonda come prete, fossi chiamato a scorgere i segni di un mondo nuovo che prende lentamente piede, mostrandomi l’amore di Dio che non mi abbandona mai?
Cosa succederebbe se, al posto di allontanarmi, mi avvicinassi al Presepe in attesa di ricevere anche io un dono dalle mani del Bambino appena nato?

Tutte domande che ruotano nel mio cuore, e che volentieri condivido, augurando a tutti voi un sereno Natale di gioia.