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Il Natale non è il 25 dicembre

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Tempo di lettura: 8 minuti

CELEBRIAMO LA NATIVITA’ E NON UNA RICORRENZA

Roberto Mauri, Fabrizio Carletti Nicodemo

Il dibattito sulla messa di Natale, soprattuto sui social è diventato un ulteriore elemento di divisione all’interno del mondo cattolico. Vi assistiamo con dispiacere, e per questo abbiamo cercato di offrire un nostro contributo. Abbiamo fatto anche in questa occasione una scelta antifragile, cioè narrativa, recuperando la forma dei Dialoghi, un dialogo immaginario tra noi e il più famoso Nicodemo. Lo scopo della narrazione non è tanto fornire una risposta ma tenere viva una riflessione, una domanda. E’ un invito a tornare a rifare continuamente la domanda ‘Sentinella, a che punto è la notte?’.

Quest’anno la classica Messa di Natale anziché a mezzanotte verrà anticipata ad in un orario compatibile con il ‘coprifuoco’ deciso dal governo.

Si è così. La Cei –  coerente con la sua linea di collaborazione basata sull’adattamento alle decisioni istituzionali – si è affrettata a dire che non c’è problema: le Messe si svolgeranno ‘nella piena osservanza delle norme’. D’altra parte, si aggiunge, da più di dieci anni il Papa celebra la messa di Natale tra le 21.30 e le 22. Verrebbe da pensare che, se anche il presepe fosse stato ritenuto fattore di rischio contagio, probabilmente non ci sarebbero state obiezioni nel soprassedere alla sua esposizione in chiese e comunità cristiane.

Il punto è che – giustamente – celebrare la Natività non è questione di orario o allegorie scenografiche ma di fede. Sembra insomma che grazie all’emergenza covid ci sia l’opportunità di provare a recuperare il senso e l’essenza del Natale.

Speriamo! E’ noto infatti che come la messa a mezzanotte è una convenzione, una bella tradizione e nulla più, anche la data del 25 dicembre non indica certo la nascita di Gesù. Piuttosto ha a che fare con la celebrazione del solstizio d’inverno, che già i Romani festeggiavano in onore del dio Mitra. Il cristianesimo, da questo punto di vista ha semplicemente sostituito il paganesimo, con il beneplacito del potere costituito, applicando gli attributi solari per alludere simbolicamente a Cristo, la Luce.

Ma cosa dici! In un articolo sul Corriere della Sera il grande Vittorio Messori ha svelato l’arcano, citando uno studio del professore israeliano Shemaryahu Talmon che è riuscito a verificare le date… in cui Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, era di servizio al tempio di Gerusalemme. Dato che sappiamo dal Vangelo che il concepimento di Giovanni avviene in quel periodo, e che precede di sei mesi l’annuncio a Maria, e considerati altri riferimenti incrociati, possiamo affermare con una certa sicurezza che Gesù nacque proprio il 25 dicembre.

E con questo?

Che le date indicate dalla Chiesa come quella del 25 dicembre non furono arbitrarie, e non provengono da ideologie di riporto. Le Chiese avevano conservato memorie ininterrotte, e quando decisero di renderle celebrazioni “liturgiche” non fecero che sanzionare un uso immemoriale della devozione popolare.

Ma ti ascolti quando parli? E comunque… diamo per buono lo studio del g-i-o-r-n-a-l-i-s-t-a Vittorio Messori. Non impuntiamoci sulla data.

È facile distruggere molto più difficile ricostruire

Non si sta parlando di distruggere. E scusa se ti sei sentito giudicato. Si tratta di cogliere da questa situazione straordinaria la possibilità di ridare un senso profondo a questa memoria e non limitarsi ad un appiattimento su questioni legali. La gente è stanca di indicazioni normative, rassicurazioni, ma anche di scontri primi tra tutti quelli dentro la Chiesa stessa. Poi, comunque potranno andare a messa solo poche persone questo lo sai.

Uhm…

Proviamo a pensare al Natale, inteso come celebrazione della Natività di Cristo, che  non è dunque anzitutto una data. Come ci ricordano Origene: “A che ti giova Cristo incarnato fuori di te, se non penetra anche nella tua anima?” e Agostino “La madre lo ha portato nell’utero; portiamolo anche noi nel cuore”. Perché dunque non cogliere l’eccezionale opportunità offerta dalla eccezionale situazione che stiamo vivendo per smarcare la Natività dal Natale, ormai ritornato ad essere una ricorrenza semipagana? Perché non distinguere il significato della Natività, evento chiave di una narrazione di salvezza dalle convenzioni e incrostazioni della tradizione religioso-culturale, per quanto importantissima e millenaria? Sarebbe davvero curioso che la Luce dell’essenziale rischi di essere oscurata dal contingente.  

Scusa ma non ti seguo Roberto. Distinguere la Natività dal Natale?

Certo. Se non è possibile celebrare compiutamente la condivisione di una convocazione partecipe alle nostre Betlemme, per i vincoli posti (di cui il tema degli orari è uno dei tanti segni) il 25 e 26 dicembre, cosa impedisce quest’anno (a parte l’abitudine) di celebrare il Natale in pienezza comunitaria in un’altra occasione, magari il 27? Oppure il 25 marzo …

Sì, allora celebriamo Natale a Pasqua e Pasqua a Natale. Ma che ti salta in mente. Il calendario, il tempo, lo scorrere dei nostri giorni è dentro una logica liturgica. Stai mettendo in discussione centinaia di anni di Tradizione. C’è una struttura che sorregge questa vita, una impalcatura sottostante, invisibile sì ma non meno potente e tu non te ne rendi conto. Faresti crollare tutto in un attimo e resteremo poi a contemplare la cenere, altroché!

E va bene, può anche essere… può anche essere che esageri. Ma provate a pensare se qualche diocesi, qualche comunità provasse a restituire a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio: quest’anno celebriamo il Natale il 27! Vogliamo celebrare non una data, non una tradizione (questo possiamo comunque farlo) ma la relazione di salvezza che la Natività del Signore ci dona. La cosa ovviamente vale per i cristiani, almeno quelli rimasti, senza nessun intralcio per tutti gli altri, dai legittimi poteri pubblici alle esigenze commerciali. Diamo il Natale al 25 dicembre e la Natività alla fede delle comunità cristiane. S. Giovanni evangelista, la cui festa cade giusto il 27 dicembre, non si arrabbierà, stiamone certi.

Tu devi rinascere dal basso, mi sa! Ma come pensi che la gente possa anche solo pensare di spostare la data del Natale. Oltre il fatto, e lo ripeto, che c’è una veridicità storica al di là di quello che voi ne possiate pensare. Mettiamo anche il fatto che qualche Vescovo o parroco – e nel pronunciare queste parole si fece un segno di croce come per esorcizzarne la possibilità – voglia fare come tu dici. Pensi veramente che la gente capirebbe? Oppure creeresti solo una maggiore agitazione. Certo, devo ammettere che sarebbe un bel colpo basso al governo che aveva pianificato tutto per il 25 e 26 – e nel pensare quello gli occhi fissarono in alto e il viso si accese, ma per un attimo – ma è fanta-pastorale, dai!

Aspetta. Capisco quello che dici e anche io faccio fatica a immaginarlo possibile, pur restando una provocazione stimolante. Ma torniamo a concentrarci sul nostro punto di partenza. Ricordalo un attimo Roberto per favore. Su dai non startene lì impietrito, voglio solo proseguire il discorso.

Ricordo che si vuole solo recuperare il senso della Natività, che si va sempre più sciogliendo come rugiada al sole del consumo, dei dpcm, del distanziamento, dei mancati spostamenti, di un certo ideologismo cattolico – e non poté non dare un’occhiata di sbieco a Nicodemo.

Va bene. Concentriamoci su questo aspetto e mettiamo ancora una volta da parte la data, 25 o 27 che sia. Mi risulta che il messale preveda non solo la Veglia ma anche la messa della Vigilia, mi confermi Nico?

La Messa Vespertina nella Vigilia dal Missale, certo. Anche i vescovi nel comunicato della CEI ne hanno fatto cenno per mostrare la miriade di possibilità che la sapienza liturgica offre. L’antifona introduce così la celebrazione: “Oggi sapete che il Signore viene a salvarci: domani vedrete la sua gloria”. La celebrazione è tutta una preparazione alla venuta oramai imminente di Gesù. È come se ci accompagnasse di fronte alla capanna, come stella cometa ci conduce. Il Vangelo ricordo che è quello di Marco, l’inizio del suo evangelo, con la genealogia, l’angelo che avvisa Giuseppe e lui che prende con sé Maria per allontanarsi e dare alla luce Gesù.

Grazie, non c’è bisogno che ci fai la predica con due settimane di anticipo.

Torniamo a noi! Di solito – se ci pensate – la struttura del 24 sera era caratterizzata da questi momenti: il cenone della vigilia laddove è tradizione, recarsi alla messa di mezzanotte e poi rientrare a casa. Se spostiamo gli addendi magari non solo il risultato nel cambia ma magari si può anche ricomprendere meglio.

Vieni al dunque

Se ci pensi quando ci si sposa, i liturgisti ci ricordano che l’alleanza sponsale trova il suo completamento nel talamo. Non si conclude con il rito liturgico ma si prolunga con l’unione anche fisica dei due. Non guardarmi male Nicodemo non sto pensando ad un baccanale natalizio. Semplicemente voglio dire che se si celebrasse la Messa vespertina alle 18 o più tardi, la festa continuerebbe a tavola con la cena. Si potrebbe prevedere un ringraziamento della tavola apposito. Infine si potrebbe aspettare tutti la mezzanotte e ritrovarsi accanto al presepe per compiere il rito del bambinello precedentemente benedetto alla messa vespertina. Oppure vivendo un piccolo rito ad hoc pensato per condividerlo con tutte le famiglie. So che qualche comunità sta pensando anche ad una diretta Facebook per celebrare insieme quel momento con un rito.

Quindi?

Quindi un’altra ipotesi, oltre quella che tu indicavi, è quella di vivere l’avvicinamento alla mezzanotte attraverso un cammino che parte dalla Messa Vespertina, passa per la festa della tavola e arriva al rito della nascita. Non pensi che possa anche questo ridare un valore forte a questa attesa e viverla in famiglia in modo più intenso e nuovo?

Mah… Io la farei il 27

Ma perché vi fate questi problemi?

Come non detto… che ne dite di andare a prenderci un caffè? Che sono quasi le 18 e i bar devono chiudere.