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Essere sherpa nella Chiesa

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Tempo di lettura: 4 minuti

LA NECESSITA’ DELLA FACILITAZIONE DEI PROCESSI PASTORALI

A nome del Centro Studi Missione Emmaus condivido una riflessione che ha fatto sorgere in noi un sogno, che abbiamo a cuore di condividere presto. Qui condividiamo il senso e l’importanza del ruolo di facilitatori di processi oggi nella Chiesa, per accompagnare il discernimento e la conversione pastorale che la realtà ci chiede.

Verso la cima delle vette più alte del mondo, come quelle che si trovano in Himalaya, si muovono spedizioni di esploratori che sfidano il vento tagliente, neve e ghiaccio, l’aria rarefatta per la minore pressione di ossigeno. Non sono soli, ma hanno guide esperte, che preparano i percorsi, sistemano corde e scale di sicurezza, montano il campo, caricano sulle spalle cibo e attrezzatura, spesso sono costretti a ripetere avanti e indietro passaggi rischiosi per accompagnare gli esploratori nel loro superamento. E poi ridiscendono per risalire ancora e ancora con altri esploratori.

Queste guide sono chiamate comunemente sherpa, che è la generalizzazione del termine con cui si designa una popolazione originaria del Tibet ora stanziata alle pendici dell’Everest. È un termine che si usa oggi anche per indicare quei funzionari a cui sono affidati compiti organizzativi complessi, es.: l’incontro al vertice delle tre potenze verrà preparato dagli sherpa della diplomazia internazionale.

Come Chiesa siamo chiamati anche noi in questo cambio d’epoca ad un passaggio rischioso e impegnativo. Di fronte all’impossibilità di definire in modo sistematico e definitivo dei nuovi modelli (di diocesi, di parrocchia, di comunità, di pastore,…) , siamo invitati a sperimentare nuove forme, anche imperfette, per raccogliere dalla realtà quegli elementi utili al nostro discernimento. Abbiamo quindi bisogno di esploratori! Può ricordare quanto fece Mosè quando inviò 12 esploratori per visitare Canaan. Questi dodici dovevano guardare la terra, se buona o cattiva, se grassa o magra, se alberata o no, i popoli, se forti o deboli, se scarsi o numerosi, le città, se fortificate o meno. Infine disse loro: “Abbiate coraggio e portate dei frutti del paese”. Purtroppo, malgrado i ricchi e gustosi frutti riportati dalla spedizione, la paura verso i popoli lì stanziati s’impossessò di loro, tanto da farli parlare di un paese che divora i suoi abitanti e di giganti imbattibili.

In questi anni, come Centro Studi abbiamo tentato di fare da sherpa, di affiancare spedizioni di esploratori ecclesiali lungo vie poco o nulla tracciate, fornendo strumenti, materiali, indicazioni. Abbiamo cercato di salire e risalire per cigli scoscesi e accompagnato le paure, le speranze, le visioni negative e positive di ordinati e laici, riportando anche frutti da tali cammini. Non eravamo nemmeno noi originari di queste terre, ma ci siamo adattati, apprendendo noi stessi passo dopo passo l’arte della facilitazione in queste scalate che hanno il nome di processi pastorali.

DALLA FORMAZIONE ALL’ACCOMPAGNAMENTO

In particolare si è reso evidente che non è più sufficiente parlare di formazione. La formazione infatti è uno strumento utile in un epoca di cambiamenti ma non in un cambiamento d’epoca. In quanto la formazione aiuta ad entrare in un modello definito e chiaro, consolida delle conoscenze acquisite e sperimentate, struttura e motiva le persone nell’abitare quella forma. Ricordiamo che oggi non abbiamo delle forme chiare. Siamo in una fase di discernimento per ridefinirle, ma prima ancora siamo chiamati ad uscire da quelle in essere. Ecco che allora così come occorre passare dalla mentalità di progetto a quella di processo, è necessario il passaggio da quella di formazione a quella di accompagnamento. Un accompagnamento fa uscire da un modello, destruttura delle forme in essere, è azione di liberazione che spinge verso una ristrutturazione del proprio approccio e più che motivare cerca di generare fiducia per incamminarsi verso una realtà che si apre solo camminando.

DALLA FORMAZIONE ALL’INIZIAZIONE

Lo stile dell’accompagnamento si configura più come un processo iniziatico, che ti chiede di uscire da una contesto per ridefinirti e rientrare in esso avendo acquisito una nuova mentalità. Aiuta a ripensare linguaggi, gesti, simboli e solo durante e successivamente dei pensieri. È azione pasquale di morte e resurrezione. Altrimenti sappiamo, e ognuno di noi avrà avuto le sue esperienze, come è difficile se non infruttuoso lasciare il passato per assumere il nuovo semplicemente con incontri formativi, assemblee, interventi di esperti, materiali provocatori e accattivanti. Si generano al contrario irrigidimenti, fratture, incomprensioni in quanto chi ascolta non può fare a meno di leggere il nuovo con le categorie che ancora ha nella nel cuore, nella testa e nelle mani e che ancora non è stato messo nella condizione di lasciare. Un processo di conversione infatti parte dal cuore, per aprire poi la mente e infine la volontà. Un processo di conversione pastorale richiede questa consapevolezza, e necessita di guide o sherpa, che abbiano alcuni strumenti e indicazioni utili per evitare di scoraggiarsi di fronte alle fortificazioni e alla statura dei giganti immaginari che la nostra mente inevitabilmente genererà. Fantasmi prodotti da una forma che non abbiamo saputo lasciare e che ci abita e agita al tempo stesso.

In molte realtà che incontriamo, spesso ci troviamo a dire che non occorre loro la formazione. Anche perché abbiamo a che fare spesso con esperti, persone competenti, che hanno a cuore il proprio incarico. Hanno bisogno di mettersi in cammino, fare dei passi oltre, accompagnati, purificando uno sguardo e compiendo dei gesti organizzativi o comunitari nuovi suggeriti dal discernimento.

Pensiamo che la Chiesa abbia bisogno di questi sherpa, di queste guide esperte nella facilitazione e nell’accompagnamento dei processi pastorali. Il Centro Studi non è una impresa sociale, è per l’appunto un Centro Studi e non ha in cuor suo di assumere o ingrandirsi. Ma percepiamo il desiderio di generare altri soggetti che in libertà, affianco delle realtà in cui operano, possano svolgere questo servizio che oggi riteniamo sempre più indispensabile. Non di persone piene di conoscenze da consegnare ad altri, ma compagni di viaggio in grado di fornire strumenti, consulenza, categorie di riferimento, mappe, affinché gli esploratori che stanno accompagnando possano operare le loro scelte e ampliare il loro sguardo.

Abbiamo nel cuore una proposta che a breve in un successivo articolo desideriamo condividere con tutti. Buon cammino.